Arianna Cecconi “ Teresa degli oracoli “

IL PREMIO LETTERARIO

Finale al femminile per il Fante Opera Prima 

La vincitrice tra Cappagli, Cecconi e Petrucci sarà scelta ad agosto al festival dedicato allo scrittore a Torricella Peligna

TORRICELLA PELIGNA. Alice Cappagli con Niente caffè per Spinoza (Einaudi 2019), Arianna Cecconi con Teresa degli oracoli (Feltrinelli, 2020) e Claudia Petrucci con L’esercizio (La nave di Teseo, 2020): questa la terna tutta al femminile in finale al Premio John Fante Opera Prima 2020, il concorso letterario legato al festival “Il dio di mio padre” che animerà il paese abruzzese di origine del grande scrittore italo-americano, Torricella Peligna, anche in questo anno flagellato dai limiti del post Covid con una particolarissima 16ª edizione che prenderà vita «con modalità mista», accenna la direttrice artistica Giovanna Di Lello, ovvero in presenza e con collegamenti da remoto che le regole del distanziamento sociale impongono, dal 21 al 23 agosto, quando verrà annunciata la vincitrice.

John Fante
La scelta del podio è stata annunciata ieri pomeriggio in una diretta sulla pagina Facebook del John Fante Festival dove in questi mesi di quarantena il Premio ha proposto la lettura da parte degli autori stessi di brani dei libri preselezionati dai gruppi di lettura del dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’università “d’Annunzio” Chieti-Pescara, coordinato dal professor Mario Cimini; della Biblioteca “Vilfredo Pareto” della facoltà di Economia di Roma “Tor Vergata”, coordinato dalla direttrice Paola Coppola e dal professor Rocco Ciciretti; e della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’ateneo di Teramo, coordinato dalla professoressa Raffaella Morselli.

Claudia Petrucci "L’esercizio”
In questa prima fase su 52 opere candidate dalle case editrici sono stati scelti i 9 semifinalisti: 7 dalla sintesi delle preferenze della giuria di preselezione e 2 ripescati tra quelli non eletti dalla Giuria dei Letterati composta dal presidente Maria Ida Gaeta, Masolino D’Amico, Nadia Terranova e Claudia Durastanti, queste ultime autrici già candidate allo Strega e finaliste del Fante nel 2015 e nel 2011. Tra i 9 finalisti anche 2 abruzzesi che stanno volando nelle classifiche: il vibratiano Fabio Bacà con il suo sorprendente e ironico Benevolenza cosmica pubblicato da Adelphi nel 2019, e Roberta Scorranese, teramana di Valle San Giovanni dove è ambientato il suo autobiografico Portami dove sei nata. Un ritorno in Abruzzo terra di crolli e miracoli (Bompiani 2019).
Con loro in corsa: Jonathan Bazzi con Febbre (Fandango 2019), romanzo in finale al Premio Strega; Chiara Ferraris, L’impromissa (Sperling & Kupfer, 2019), Luca Scivoletto, I pionieri (Fandango 2019), Irene Salvatori Non è vero che non siamo stati felici (Bollati Boringhieri Editore, 2019) e la terna scelta – Cappagli, Cecconi, Petrucci – annunciata sul social da Di Lello in collegamento con il sindaco di Torricella Peligna Carmine Ficca, la delegata alla cultura Loredana Piccirelli e la Giuria dei Letterati.

Alice Cappagli “Niente caffè per Spinoza”
Il vincitore del Premio alla Carriera John Fante Vini Contesa sarà invece annunciato a luglio, e sarà lo scrittore Sandro Veronesi a scegliere il suo successore. «Una edizione eroica», racconta al Centro la direttrice artistica del Premio, «le giurie hanno lavorato in pieno lockdown, con riunioni da remoto e l’impossibilità di scambiarsi i libri.

Le case editrici hanno mostrato grande attenzione al concorso, consegnando 22 copie del libro per ognuno dei 52 i candidati , evidentemente editori molto motivati e questo ci inorgoglisce». Tante le donne, perché secondo lei? «Finalissima rosa sì, ma quest’anno c’è stata proprio una grande partecipazione femminile. Le donne in generale leggono di più e scrivono anche sempre più numerose e con uno stile nuovo sono capaci di rappresentare la complessità della società e della sensibilità di oggi. La presenza delle donne al Premio mi fa particolarmente piacere», conclude Di Lello, «perché è vero che è dedicato a uno scrittore come Fante, molto “maschile”, ma è altrettanto vero che noi abbiamo sempre valorizzato la figura di Joyce Smart, che sposò nel 1937, poetessa, una delle prime donne laureate alla Stanford University, con la quale lui si confrontava sul lavoro e che gli faceva da editor».


©RIPRODUZIONE RISERVATA