3 agosto

Oggi, ma nel 1940, da Tog Wajaale, nella Somalia britannica al confine con l'Etiopia italiana, partiva l’assalto del contingente militare italico, guidato dal generale Guglielmo Nasi, al possedimento Uk somalo che si chiuderà, il 19 agosto successivo, con la presa di Berbera, la capitale del Somaliland, e la conseguente evacuazione degli inglesi che comincerà già nel giorno di Ferragosto: sarà l’unica vera vittoria delle truppe del Belpaese ottenuta senza l’ausilio dell’alleato germanico nel contesto non solo della Campagna dell’Africa orientale italiana, ma dell’intero secondo conflitto mondiale.
L'azione aveva preso le mosse dall'acquartieramento etiope di Jijiga ed era stata autorizzata dal capo di Stato maggiore generale Pietro Bagoglio il 28 luglio precedente. Nel mezzo delle operazioni si consumerà anche la battaglia di Tug Argan, del 10-15 agosto. La permanenza italiana forzata nel cuore del protettorato da 137mila chilometri quadrati istituito nel 1884 strappando quel lembo di Corno d’Africa alla territorialità egiziana di Ismāʿīl Pascià, durerà fino al marzo 1941.
La formazione che marciava sotto l’egida del tricolore con la croce sabauda era composta da 35mila armati, 30mila dei quali erano coloniali con tanto di dubat e truppe cammellate, ed era divisa in due tronconi, a loro volta posti sotto gli ordini dei generali Sisto Bertoldi, a sinistra verso Zeila, e Carlo De Simone, centrale, puntata sullo strategico snodo portuale sul golfo di Aden rappresentato da Berbera.
Le due colonne (nella foto, particolare, la mappa con contrassegnata l’avanzata italiana), alle quali si aggiungeva la riserva che era diretta dal colonnello Orlando Lorenzini, fronteggiavano 11mila combattenti schierati sotto l’Union jack e capeggiati da Arthur Reginald Chater e Alfred Reade Godwin-Austen. Gli scontri comporteranno per i britannici 50 morti, 102 feriti e 120 dispersi mentre per le forze di Roma 465 morti, 1530 feriti e 34 dispersi, con prevalenza delle perdite per gli ascari. Più 2mila vittime in conto ai sudditi di re Giorgio VI tra le tribù locali in appoggio come irregolari e mille tra i somali che impugnavano le armi al fianco degli italici.