I pulcinella award al cartoons on the bay. Il papà del “Re Leone”, Minkoff: «Non temo l’IA, è ancora presto»

Il regista insignito a Pescara del riconoscimento alla carriera. Sul palco dell’Aurum anche Lillo, Greg e Carolina Di Domenico
PESCARA. «Per aver sfruttato al massimo le potenzialità narrative ed espressive dell’animazione rendendo definitivamente adulto il linguaggio del cartooning e aver proseguito nella propria ricerca stilistica ed espressiva». Con questa motivazione il palco di Cartoons on the bay, ieri sera all’Aurum, ha premiato alla carriera l’americano Rob Minkoff, classe 1962, regista del capolavoro del “Rinascimento Disney”, Il Re Leone, che trent’anni fa sconvolse i cinema di tutto il mondo, ma anche di Stuart Little, La casa dei fantasmi, Il regno perduto.
«Nei tre anni di lavoro abbiamo dovuto pianificare un metodo: nella prima fase abbiamo scritto e riscritto insieme come vedevamo il film, cercando di giudicare le singole proposte in terza persona», spiega Minkoff parlando del suo lavoro sul classico Disney, «e quindi, raggiunto un accordo, ci siamo divisi il lavoro curando ognuno le proprie sequenze con autonomia assoluta».
Del resto, glielo insegnò Eric Larson (uno dei “Nine old men” dell’azienda): «Ogni artista può e deve dare il suo contributo aggiungendo qualcosa di suo, che spinga ancora più in avanti il progetto», racconta Minkoff al Centro, a proposito dei consigli preziosi ricevuti quando entrò giovanissimo (aveva trent’anni) negli studi della grande casa californiana: «Posso dire di aver avuto Larson e Chuck Jones come due grandi maestri. A Jones chiesi, tanti anni fa, per quale target di bambini facesse i suoi film. Lui mi disse: per me stesso. Questo è importante per qualsiasi artista, capire che si deve lavorare prima di tutto pensando a ciò che ti piace, che ti dà soddisfazione». Da quel 1994 che segnò per sempre la sua carriera, Minkoff ha proseguito nella sperimentazione visiva e tecnica, rendendosi protagonista degli sviluppi artistici dell’animazione dei primi anni Duemila.
Ma il nuovo corso della Disney sembra ormai essersi allontanato dai fasti del secolo scorso: «Per chi come me è nato e cresciuto con l’animazione tradizionale», prosegue Minkoff, «la svolta degli ultimi anni con la ricerca di un certo tipo di fotorealismo è stata un duro colpo, ma so per certo che si tornerà a lavorare anche in una direzione più tradizionale ed è anche ciò in cui spero personalmente», anche se da veterano del settore dice di non temere l’intelligenza artificiale, che può anche essere «uno strumento per creare cose completamente nuove. Penso che sia ancora presto per poter aver un reale controllo dell’intelligenza artificiale. Servirà tempo perché il suo sviluppo riesca a gestire un’intera macchina produttiva come quella che serve per un film e secondo me arriveremo a quel punto, non la vedo come una cosa impossibile, ma oggi è ancora presto per dirlo».
Tra i premiati per il programma di Rai Radio 2 610 c’era Lillo, sul palco insieme a Greg e Carolina Di Domenico, ma anche protagonista unico della mostra dedicata alla sua passione per il modellismo: «Dipingo per scaricare, è la mia parte zen. Non pensavo ci fosse un pubblico così entusiasta nello scoprire questo mondo, ma c’è anche da dire che è merito della mia straordinaria bravura (ride, ndr)». Una soddisfazione per un’artista che iniziò la sua carriera proprio come illustratore: «Noi oggi siamo qui», dice dal palco che lo ha premiato insieme ai colleghi della radio, «perché la casa editrice in cui io e Greg lavoravamo ha fallito».
Con un videomessaggio ha ringraziato per il Pulcinella Special Award anche il genio dell’illustrazione Quentin Blake, anche autore della locandina del festival. «Una sorpresa magnifica, è molto toccante per me ricevere questo premio. Ho iniziato 75 anni fa disegnando per la rivista satirica Punch, che era un omaggio a quella maschera del teatro che poi è appunto Pulcinella. Per cui per me è un onore enorme avere questo personaggio così significativo qui con me nello studio dove posso vederlo sempre». A questo premio si è quindi legato quello per la Eaglet films che ha animato alcune delle storie disegnate da Blake perché «hanno vinto la sfida di una produzione rivolta all’infanzia e che non rinuncia alla qualità grafica, superando sfide apparentemente impossibili come quella di animare con successo il segno grafico di Quentin Blake».
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