“Il coraggio di essere libere”: nel libro dell’aquilano Menga tutto sull’omicidio di Saman
L’AQUILA. «Ho incontrato i cugini di Saman il giorno successivo alla sentenza. Ho cercato di capire se i loro fossero sguardi sinceri. Ancora oggi, non so dirlo. Non so dire se fossero sguardi tristi,...
L’AQUILA. «Ho incontrato i cugini di Saman il giorno successivo alla sentenza. Ho cercato di capire se i loro fossero sguardi sinceri. Ancora oggi, non so dirlo. Non so dire se fossero sguardi tristi, di persone innocenti che erano state in carcere, o sguardi colpevoli di chi aveva ottenuto una libertà insperata». Sognava di essere libera, Saman Abbas, la diciottenne pachistana assassinata brutalmente nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio del 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. La sua tragica storia – su cui aleggiano ancora dubbi e domande – è stata raccontata dal giornalista aquilano Giammarco Menga, reporter di “Quarto Grado”, in un libro che ne ripercorre tutte le tappe: “Il caso di Saman Abbas. Il coraggio di essere libere” (Newton Compton).
Classe 1990, nato a Sulmona e cresciuto all’Aquila, Menga ha seguito sin dall’inizio il caso di Saman Abbas ed è stato il primo cronista a entrare nella casa dove viveva la giovane. Una sua intervista televisiva è stata riportata nelle motivazioni della sentenza di primo grado. «In questo libro ho portato il lavoro svolto come cronista, che mi ha permesso di entrare in questa storia fin dal primo giorno, dall’ipotesi di allontanamento volontario della ragazza» racconta l’autore. «Ci sono molti dubbi sui vari protagonisti e le loro responsabilità. Nel libro c’è anche una lettura antropologica e profonda del ruolo della donna islamica, della lotta per quella libertà che noi occidentali diamo spesso per scontata». Un libro che ha un valore speciale per l’autore anche «per una componente personale. Per la stesura del testo», racconta, «mi hanno aiutato molto i racconti della mia fidanzata, di origini musulmane. Questa storia mi è entrata dentro a livello emotivo e ho fatto tesoro di ciò che mi ha detto. A febbraio 2025 si torna in aula per il secondo grado del processo che, in primo grado, ha visto assolti i cugini di Saman. «Sono stati scarcerati a dicembre 2023, ma ora tutto può essere rimesso in discussione. Un personaggio chiave è il fratello di Saman: ha compiuto tanti atti di controllo, ha fatto parte del complotto, del clan, ma poi si è pentito ed è andato contro la famiglia, confessando che la sorella non era scappata, ma era stata uccisa dallo zio. Ha accusato anche i cugini, che erano finiti in carcere proprio per la sua testimonianza. Se è stato un omicidio clanico, di gruppo, è improbabile che l’attore sia stato uno solo». Menga definisce il fratello di Saman, che all’epoca dei fatti aveva solo 16 anni, «vittima collaterale della storia. Ha compreso gli errori che ha compiuto e oggi sta cercando di diventare quello che voleva diventare la sorella. Sta cercando di trovare il suo posto nel mondo. Saman voleva solo essere libera di amare chi voleva. Il mio non è un classico libro true crime, ma uno studio che si incentra su questa ragazza che non potrà mai raccontare la propria vita».