Il giovane Andrea Camilleri nelle lettere ai genitori

25 Novembre 2024

Esce “Vi scriverò ancora” per Sellerio, diario che spiega molto del successo futuro dello scrittore

Il teatro, l’Accademia, Roma, i grandi autori e incontri, primo fra tutti quello con Orazio Costa, che formano una galleria del mondo culturale del dopoguerra. Dal 1949, quando si trasferisce nella Capitale, al 1960, le lettere di Andrea Camilleri alla famiglia, finora inedite, ci restituiscono un ritratto dello scrittore da giovane. «Dopodomani compirò 26 anni. Dicono che noi, nati sotto il segno della vergine, abbiamo la fortuna un poco ritardata, attorno ai 30 anni. Speriamo che ci siano delle eccezioni alla regola» scrive Camilleri il 4 settembre 1951. Ritrovate dalla famiglia e raccolte nel libro “Vi scriverò ancora”, a cura di Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione delle figlie dello scrittore, Andreina, Elisabetta, Mariolina, le lettere escono il 26 novembre per Sellerio, in vista del centenario della nascita, 6 settembre 1925, dello scrittore e drammaturgo, morto il 17 luglio 2019. È stato «un importante e inaspettato “ritrovamento” fra le carte di nostro padre. Quando già era iniziato il lavoro di censimento della documentazione sono state rinvenute in un luogo che non immaginavamo potesse conservarle intatte per anni e anni. Una cantina» spiegano nella nota al libro le figlie dello scrittore. «Circa 200 lettere scritte da nostro padre ai genitori dal 1949 agli anni '60, quindi dal suo primo anno romano come studente fuori sede dell’Accademia d’Arte Drammatica, fino al trasferimento da Porto Empedocle a Roma dei genitori». La corrispondenza si chiude «come un romanzo d’altri tempi», «con un matrimonio. Camilleri sposa Rosetta Dello Siesto. E viene “alla luce una bella creatura”, direbbe Manzoni. Si chiama Andreina» racconta Nigro. Le lettere sono rivolte soprattutto alla madre alla quale Camilleri racconta quasi tutto in una specie di rendiconto della vita quotidiana. Il futuro grande scrittore, creatore del Commissario Montalbano, deve destreggiarsi fra i problemi economici della sua vita a Roma, le frustrazioni ma anche i grandi incontri fra i quali spicca il rapporto straordinario con Costa e quello più difficile con il critico Silvio d'Amico che è però la persona che lo spinge a presentarsi alla selezioni dell’Accademia d’Arte Drammatica della capitale. «Il giovane Camilleri è un maratoneta del lavoro. Mantiene un ritmo infernale, vertiginoso. Corre da un posto all’altro con affanno e frenesia. E con autoironica comicità. Ai genitori chiede: “Che ve ne pare di questa specie di carosello?”» spiega Nigro. Per la maggior parte manoscritte, le lettere sono state trascritte a cura del Fondo Andrea Camilleri di Roma. «Abbiamo operato pochi tagli agli originali per tutelare aspetti privati di quanti purtroppo non ci sono più» avvertono le figlie. Figlio molto affettuoso, lo scrittore non vuole deludere la sua famiglia, ma sa cosa vuole e si muove con tenacia e determinazione. «Tutte insieme, le lettere sono quanto di più vicino ci sia a un diario: con la loro concretezza, la diligente registrazione giornaliera fatta di occasionali non sensi, di ripetizioni, di monotonia (sempre riscattata dalla disinvolta leggerezza del dettato), e anche dell’andare a vuoto talvolta; senza reticenze comunque, e senza falsi pudori» scrive Nigro. Una sorta di autobiografia dei primi 35 anni dello scrittore che raccontano molto del suo grande successo futuro.