L’Aquila nella stagione del nuovo teatro musicale 

Lo studioso abruzzese Mastropietro racconta il fermento e i protagonisti di una rivoluzione (1961-’73)

L’AQUILA. C’è tanto del suo Abruzzo nel libro di Alessandro Mastropietro “Nuovo teatro musicale fra Roma e Palermo, 1961-1973”, una corposa monografia pubblicata da Lim (casa editrice di riferimento per la produzione musicologica) su iniziativa di Nuova Consonanza e dell’Università di Catania, dove l'autore è ricercatore in Musicologia.
Il libro rende giustizia e visibilità a un’intensa stagione di creazione interdisciplinare. A partire dal 1961, infatti, Roma e Palermo si sono trovate al centro della vivacissima elaborazione di un teatro musicale nuovo rispetto agli assetti drammaturgici della tradizione melodrammatica, lungo linee collegate a premesse gettate dalle avanguardie storiche. Nel progettare e sperimentare, i compositori che operavano nei due contesti svilupparono una condivisione (di spazi, problematiche, idee, realizzazioni) con esponenti della Neoavanguardia di altre discipline (arti plastico-figurative, letteratura, teatro, cinema). Alcune produzioni approdarono o addirittura nacquero anche all’Aquila, al cui sviluppo culturale – in quel periodo – artisti capitolini diedero un apporto significativo nel Teatro Stabile, l’Accademia di Belle Arti, la Società concertistica “Barattelli” e il Conservatorio “Casella”: si pensi, ad esempio, alla storica Orestiade (1970) allestita da Antonio Calenda nei sotterranei del Forte Spagnolo, con le musiche originali e pervasive di Domenico Guaccero e le scenografe di Franco Nonnis.
Nel libro di Mastropietro, una disamina dei contesti, segnati da un febbrile stato di apertura e di curiosità interdisciplinari, precede la rassegna di circa 20 autori musicali per un totale di circa 50 titoli fino al biennio 1972-1973. La trasversalità della partecipazione a quest’onda creativa si può valutare nelle figure coinvolte, non solo tra i compositori: accanto agli iniziatori (Clementi, Evangelisti, Macchi, Guaccero, Bussotti, Bertoncini) e a quelli tuttora attivi (Luca Lombardi, Alvin Curran, Salvatore Sciarrino, Marcello Panni e altri), si segnala un titolo di teatro danza di Morricone, analizzato nel volume per la prima volta. Tra i tanti coinvolti a vario titolo, spiccano i nomi di Carmelo Bene, Achille Perilli, Andrea Camilleri, Jannis Kounellis, Nanni Balestrini, il coreografo Amedeo Amodio, Franca Valeri che – assieme all’artista Gianfranco Baruchello – firma nel 1970 all’Opera di Roma un’innovativa regia di Il coccodrillo di Bucchi.