La “Generazione Z” ha creato nuove parole presto le useremo tutti

18 Dicembre 2023

Entrano neologismi come memare, shippare, triggerare: le riflessioni del docente di Storia della lingua alla d’Annunzio

La lingua italiana non è ferma: si aggiorna, accetta le influenze esterne e non applica nessuna discriminazione linguistica. Così come accade alla fine di ogni anno, i principali dizionari italiani offrono una panoramica interessante sui neologismi (composto di néo- «neo-» e dal greco lógos «parola», col suffisso –isme «-ismo») e sulle nuove tendenze dell’italiano contemporaneo. Il fatto che l’italiano non sia una lingua né boriosa né si ponga su atteggiamenti di superiorità, è testimoniato, ad esempio, dalla facilità con cui nel 2009 accolse il lemma “tronista” risemantizzandolo con il significato di «partecipante a una trasmissione televisiva, il cui ruolo consiste nel sedere su un trono e nello scegliere il partner o la partner tra un gruppo di corteggiatori o di corteggiatrici». Perché risemantizzandolo? Perché il termine esisteva già con l’accezione di chi semplicemente siede su un trono (si pensi a un re, a una regina o a un principe); il successo della trasmissione “Uomini e donne” permise l’ingresso di una parola nuova. Qual è il collegamento fra il 2009 e il 2023? È che quest’anno il nostro dizionario ha dato spazio ai giovani, spesso criticati e spesso considerati non all’altezza della nostra lingua. È una novità che né un linguista né un insegnante possono sottovalutare. Spesso si sente dire che i ragazzi scrivano male, che si esprimano male e che la responsabilità sia loro; è la domanda che solitamente mi si pone nei corsi di aggiornamento o nelle occasioni in cui mi capita di parlare a colleghe o colleghi. A questa domanda, contravvenendo al bon ton accademico, rispondo con un’altra domanda: noi che cosa facciamo perché loro scrivano meglio?. Un docente, come ricordava Luca Serianni, ha il dovere morale di essere ottimista e di vedere il bicchiere mezzo pieno, lasciando fuori dalla porta dell’aula problemi esterni, accademici, scolastici o personali; il docente ha il dovere di scommettere sulle vite di ciascun ragazzo e sperare di tirar fuori da ognuno di loro il meglio. E allora, nel 2023 le ragazze e le ragazze della cosiddetta “Generazione Z” ci hanno sorpreso regalando alla lingua italiana neologismi davvero interessanti; la gran parte di essi proviene dal gergo, ossia da un linguaggio ricco di parole ed espressioni particolari usate da determinati gruppi di persone. Il gergo, per sua natura, è circoscritto: e invece la forza di questa generazione ha permesso di tirar fuori parole come memare, shippare, triggerare. Il primo indica “trasformare un’immagine o una fotografia in un meme, apponendovi didascalie o frasi umoristiche”. Il secondo non vuol dire “rubare”, come la pronuncia potrebbe suggerire, ma nel linguaggio giovanile e dei social network, “auspicare una relazione sentimentale tra due persone, soprattutto famose, di cui si rileva la compatibilità̀ caratteriale”. Ancor più interessante il terzo verbo che i ragazzi hanno attinto dal linguaggio della psicologia e traslato nelle relazioni quotidiane: triggerare vuol dire infatti “provocare una reazione, in particolare mediante uno stimolo che induce una persona a rivivere una precedente esperienza traumatica” ma per estensione significa “accendere la miccia, provocare” («parlare di scuola mi triggera sentimenti negativi»). Ho scoperto che una persona si può considerare hype quando è “al centro dell’attenzione o delle aspettative del pubblico”, che il mood è uno “stato d’animo, una disposizione” o indica “atmosfera o clima” (mood natalizio). Così l’italiano ringiovanisce, e con questo processo di ringiovanimento affrontiamo il nuovo anno sperando che non ci triggeri più dello scorso e che ci permetta di flexare (“sfoggiare”) la ricchezza della nostra lingua.
*(Docente di Storia della lingua italiana, Università d’Annunzio di Chieti-Pescara)