Ligabue, un concerto a sorpresa in autogrill: «Torno a Campovolo»
Il mini-live con annuncio del cantautore ad Ardea Est, sulla A1 Il 21 giugno un mega evento per i trent’anni di “Certe notti”
CORREGGIO. «Certe notti coi bar che son chiusi / E al primo autogrill c'è chi festeggerà». Trenta anni dopo aver scritto il testo di Certe notti, Luciano Ligabue ha festeggiato davvero in un autogrill. Quello di Arda Est, per la precisione, sull'A1, tra Bologna e Milano, all'altezza di Fiorenzuola. Quasi un flash-mob, un mini-concerto con due pezzi a sorpresa nell'area di sosta, davanti a uno sparuto quanto sorpreso gruppo di fortunati fan. L'occasione è speciale, annunciare la sua quinta volta a Campovolo, nella Rcf Arena: il 21 giugno 2025 per i trent’anni dell'album Buon Compleanno Elvis, quindi anche di Certe notti che ne faceva parte, e i vent’anni dal primo Campovolo. «All'epoca forse non avevo neanche capito la potenza di Certe notti, è sempre una lotteria. Perché parliamoci chiaro: se ci fosse una ricetta per il successo, la userebbero tutti. Bisogna arrendersi al fatto che le canzoni fanno un po’ il c... che vogliono e proprio per questo motivo bisogna lasciarglielo fare».
Intanto, da domani parte, con la doppia data zero nella sua Correggio, il tour di trentuno date nei teatri, tredici anni dopo l'ultima volta. «Avevo chiesto di suonare in tutte le venue possibili per il tour Dedicato a noi, ci tenevo molto. Ma non avrei mai pensato di finire in un autogrill», scherza il Liga, che ha suonato in stadi, palazzetti, club «e anche nei parcheggi dei supermercati e davanti ai bar», rivendica orgoglioso, ricordando la gavetta. «Ora mi piacerebbe esibirmi in un honky-tonk, i locali di Nashville dove fanno musica dal vivo 24 ore su 24. Ci sono stato questa estate con mio figlio Lenny, una botta di energia pazzesca. Ma dovrei trovare una cover band, perché se suonassi il mio repertorio mi caccerebbero».
Tra i palchi frequentati, anche quello del festival di Sanremo, dove è stato ospite due volte (2014 e 2019), mai in gara. «Non so quando, ma prima o poi ci devo tornare, perché l'ultima volta ho fatto una mezza cagata», racconta divertito Ligabue. «L'idea che avevo in testa era di strappare un sorriso, perché Sanremo ti azzanna la gola: è venuta fuori una ciofeca, perché io non so recitare».
Il tour teatrale era inizialmente previsto per la scorsa primavera, poi rimandato per un intervento al tallone subito dall'artista: ieri la prova generale nel piccolo scrigno del Teatro Asioli di Correggio, gremito di parenti, amici, ex compagni di scuola, presente anche l'ex presidente della Regione e parlamentare europeo Stefano Bonaccini). Per l’occasione, Lenny, il figlio 26enne, debutta alla batteria. «Come se suonasse con me da una vita», sottolinea con orgoglio da babbo. «Ha un controllo sulle dinamiche che non prevedevo. Doveva contrastare l'impatto emotivo e sono rimasto colpito da come ha controllato uno strumento che se non riesci a gestire, manda a scatafascio il suono».
Quarantacinque i brani riarrangiati per l'occasione: ventidue andranno a comporre la scaletta, mai uguale da sera a sera, che prevede anche la letura di alcuni brani tratti dalla sua autobiografia. «Mi piace l'idea che si riacquisti un po’ il gusto della sorpresa e della scoperta». Tra le canzoni che entreranno nel bouquet c'è anche Il mio nome è mai più, il brano contro la guerra del 1999 con Jovanotti e Piero Pelù, appena ripubblicato per celebrare i suoi 25 anni. «È stata una canzone per me veramente importante. In quel momento la temperatura emotiva era altissima in Italia: c'era una guerra che si combatteva a 400 km dalle nostre coste. Mi arrivavano molti messaggi, anche da politici, che invitavano noi musicisti a far qualcosa. Spesso si dice che la musica deve fare qualcosa e questo è un guaio perché in genere dovrebbe essere la politica da fare qualcosa. Io, Lorenzo e Piero decidemmo di fare questa cosa in tre giorni. La canzone ha avuto difficoltà: criticata dalla sinistra, perché a quel punto era costretta ad appoggiare una linea diversa, e dalla destra, perché il pacifismo non è contemplato. Ma ha avuto un risultato assurdo: credo sia il cd singolo più venduto della storia della musica italiana. La ripubblicazione mi fa piacere, è una canzone che deve ancora una possibilità di farsi sentire». Nei teatri, l'energia di Ligabue rimane un po’ imprigionata. «Capite che per me non è facilissimo. Il mio terreno naturale è più l'autogrill, in teatro mi trovo a cantare da seduto. È una sfida, dove vincono i dettagli». Il teatro ora, Campovolo tra meno di un anno. Ligabue non smentisce la sua necessità di essere sempre al lavoro. C'è anche un album all'orizzonte? «Io scrivo sempre. Al momento ho parecchie canzoni, ma non ho intenzione di metterle in un disco a breve. Ho invece intenzione di andare a scavare in tutti gli archivi che ho per vedere che cosa abbiamo dei tempi di Buon compleanno Elvis. L’anno prossimo riuscirà l'album, vorrei celebrare anche con tutto quello che abbiamo». Accantonata anche l'idea di un nuovo film da regista. «Sono iniziate le riprese per un docufilm su di me, ma io non ho niente a vedere con la regia».
Intanto, da domani parte, con la doppia data zero nella sua Correggio, il tour di trentuno date nei teatri, tredici anni dopo l'ultima volta. «Avevo chiesto di suonare in tutte le venue possibili per il tour Dedicato a noi, ci tenevo molto. Ma non avrei mai pensato di finire in un autogrill», scherza il Liga, che ha suonato in stadi, palazzetti, club «e anche nei parcheggi dei supermercati e davanti ai bar», rivendica orgoglioso, ricordando la gavetta. «Ora mi piacerebbe esibirmi in un honky-tonk, i locali di Nashville dove fanno musica dal vivo 24 ore su 24. Ci sono stato questa estate con mio figlio Lenny, una botta di energia pazzesca. Ma dovrei trovare una cover band, perché se suonassi il mio repertorio mi caccerebbero».
Tra i palchi frequentati, anche quello del festival di Sanremo, dove è stato ospite due volte (2014 e 2019), mai in gara. «Non so quando, ma prima o poi ci devo tornare, perché l'ultima volta ho fatto una mezza cagata», racconta divertito Ligabue. «L'idea che avevo in testa era di strappare un sorriso, perché Sanremo ti azzanna la gola: è venuta fuori una ciofeca, perché io non so recitare».
Il tour teatrale era inizialmente previsto per la scorsa primavera, poi rimandato per un intervento al tallone subito dall'artista: ieri la prova generale nel piccolo scrigno del Teatro Asioli di Correggio, gremito di parenti, amici, ex compagni di scuola, presente anche l'ex presidente della Regione e parlamentare europeo Stefano Bonaccini). Per l’occasione, Lenny, il figlio 26enne, debutta alla batteria. «Come se suonasse con me da una vita», sottolinea con orgoglio da babbo. «Ha un controllo sulle dinamiche che non prevedevo. Doveva contrastare l'impatto emotivo e sono rimasto colpito da come ha controllato uno strumento che se non riesci a gestire, manda a scatafascio il suono».
Quarantacinque i brani riarrangiati per l'occasione: ventidue andranno a comporre la scaletta, mai uguale da sera a sera, che prevede anche la letura di alcuni brani tratti dalla sua autobiografia. «Mi piace l'idea che si riacquisti un po’ il gusto della sorpresa e della scoperta». Tra le canzoni che entreranno nel bouquet c'è anche Il mio nome è mai più, il brano contro la guerra del 1999 con Jovanotti e Piero Pelù, appena ripubblicato per celebrare i suoi 25 anni. «È stata una canzone per me veramente importante. In quel momento la temperatura emotiva era altissima in Italia: c'era una guerra che si combatteva a 400 km dalle nostre coste. Mi arrivavano molti messaggi, anche da politici, che invitavano noi musicisti a far qualcosa. Spesso si dice che la musica deve fare qualcosa e questo è un guaio perché in genere dovrebbe essere la politica da fare qualcosa. Io, Lorenzo e Piero decidemmo di fare questa cosa in tre giorni. La canzone ha avuto difficoltà: criticata dalla sinistra, perché a quel punto era costretta ad appoggiare una linea diversa, e dalla destra, perché il pacifismo non è contemplato. Ma ha avuto un risultato assurdo: credo sia il cd singolo più venduto della storia della musica italiana. La ripubblicazione mi fa piacere, è una canzone che deve ancora una possibilità di farsi sentire». Nei teatri, l'energia di Ligabue rimane un po’ imprigionata. «Capite che per me non è facilissimo. Il mio terreno naturale è più l'autogrill, in teatro mi trovo a cantare da seduto. È una sfida, dove vincono i dettagli». Il teatro ora, Campovolo tra meno di un anno. Ligabue non smentisce la sua necessità di essere sempre al lavoro. C'è anche un album all'orizzonte? «Io scrivo sempre. Al momento ho parecchie canzoni, ma non ho intenzione di metterle in un disco a breve. Ho invece intenzione di andare a scavare in tutti gli archivi che ho per vedere che cosa abbiamo dei tempi di Buon compleanno Elvis. L’anno prossimo riuscirà l'album, vorrei celebrare anche con tutto quello che abbiamo». Accantonata anche l'idea di un nuovo film da regista. «Sono iniziate le riprese per un docufilm su di me, ma io non ho niente a vedere con la regia».