L’intervista a Giuseppe Cruciani, la “Via Crux” passa anche per l’Abruzzo: «Sono un libertario»

Il giornalista presenta il suo libro all’Aurum di Pescara: «Vengo spesso qui. Combatto il politicamente corretto»
PESCARA. Mi dia tre esempi lampanti di politicamente corretto.
Glieli do recentissimi. Uno: la proposta di Franceschini di imporre il cognome al femminile. Due: le università italiane che continuano a usare le schwa, gli asterischi e che parlano di corpo studentesco anziché di studenti, perché il plurale al maschile va eliminato. Tre...
Si fermi! Non abbiamo ancora finito la prima domanda e già avrà fatto arrabbiare più di un lettore.
Mi ha scritto lei per fare l’intervista. Tre: la proposta del governo di introdurre il reato di femminicidio.
Giuseppe Cruciani non si smentisce mai. Giornalista classe ’66, conduce, insieme a David Parenzo, “La Zanzara”, famoso programma satirico in onda su Radio24 che, nella sua versione podcast, è il più ascoltato in Italia. Da quelle frequenze Cruciani si scaglia ogni giorno contro il politicamente corretto e gli estremismi di ogni genere. E da questa battaglia è uscito prima lo spettacolo teatrale “Via Crux”, e ora un libro dall’omonimo titolo. Oggi alle 17 la presentazione all’Aurum di Pescara.
Ma il politicamente corretto non doveva morire con Trump?
È vivo e vegeto e lotta insieme a noi, contagiando anche il centrodestra, che in teoria dovrebbe combatterlo.
Intende dire che il reato di femminicidio è un prodotto del politicamente corretto?
Per me è un’aberrazione giuridica. Ed è clamoroso che a spingere per questa riforma sia un ministro che su altri temi, come l’aborto, è scorrettissima: la Roccella.
È scorrettissima perché ha detto che “purtroppo” l’aborto è un diritto delle donne?
Non ha posizioni mainstream. Quindi sì.
Ora la incastro: E allora lei, che è favorevole, è politicamente corretto!
Su questo un po’... Ma sono politicamente scorretto sul fatto che per me l’obiezione di coscienza andrebbe abolita.
Non mi pare politicamente scorretto. Anzi...
Forse non è proprio parte della cultura woke, ma le spiego. Per il politicamente corretto bisogna salvaguardare i diritti di tutti. Quindi anche il desiderio di chi fa il medico e non vuole praticare un aborto va rispettato.
E lei non è d’accordo.
Io sono ancora più oltranzista di chi è pro aborto: per me bisognerebbe poter abortire anche dopo i 90 giorni. Ma penso anche che i pro-vita abbiano una loro dignità.
Sull’aborto, a destra in pochi sono d’accordo con lei. Eppure per loro è un punto di riferimento.
Evidentemente su certe cose la pensano come me. Su altre io non la penso come loro. Mi sembra la normalità.
Quindi non si sente il loro guru ?
A destra nessuno pensa che io sia il loro ideologo. Che neanche mi piace come parola: a chi me lo dice lo porto in tribunale!
La mia era solo una domanda...
(ride, ndr)Tranquillo, era una battuta. Sa quante me ne dicono? Se dovessi querelare ogni volta che mi offendono, passerei la mia vita dentro le aule del tribunale.
Qui arriviamo a un altro grande tema: le offese. Di recente a Macerata è stato attaccato dalla sinistra perché ha detto che gli hater sui social non esistono.
E lo rivendico. Ho detto che gli hater esistono perché c’è chi vuole crearsi un profilo da vittima di odiatori online. Basta fottersene dei commenti per farli scomparire.
Ci può stare che qualcuno si offenda: non tutti hanno la stessa sensibilità.
Non è un obbligo né un diritto stare su internet a leggere i commenti. Sicuramente non è un problema dello Stato e non possiamo chiedere ai magistrati di capire se scrivere “bimbominkia” configura un reato o no. Viviamo nella società dell’offesa.
Il libro parla di questo.
Prendo per il culo il politicamente corretto e tutti gli estremismi che imprigionano la libertà di pensiero.
Ed è contento di tornare in Abruzzo a presentarlo?
Sono legato a questa regione. I miei genitori si sono trasferiti a Pescara negli anni ’80. E mia sorella si è sposata con un pescarese.
Quindi conosce bene la nostra terra.
Quando sono qui spesso vado a Miglianico a mangiare le sagne con i fagioli o con i ceci. E poi il mio anello con scritto “Crux” lo ha fatto un gioielliere di Castel Frentano!
Il suo nome è scolpito nella storia dell’artigianalità abruzzese.
Lo ha fatto Pietro Ferrante. Un maestro di gioielli. Purtroppo è scomparso.
C’è anche un altro abruzzese con cui lei ha avuto a che fare: Gianfranco Semproni. Più volte è intervenuto alla Zanzara.
Aveva delle uscite straordinarie. È il paladino abruzzese del politicamente scorretto. Un uomo d’altri tempi. Quando parlava di sesso...
Eccoci a un altro punto delicato. Alcuni la accusano di essere sessista e maschilista.
Io sono per la parità assoluta, ma, per esempio, sul luogo di lavoro non si può più dire niente.
Quando Marco Rizzo ha detto in un video che gli piace la “gnocca”, lo hanno accusato di sessimo e volgarità.
Ormai quando vai con una donna non devi stare tanto attento al preservativo quanto all’avvocato.
Le piace la strana coppia Rizzo-Vannacci ?
Vengono da campi opposti, ma si sono trovati a fare le stesse battaglie su tanti temi. L’immigrazione, l’Ue, la Russia, il riarmo. Alcune le condivido, come quella sulla favoletta del riarmo.
È contrario?
La storia che ci riarmiamo per la nostra protezione è ridicola. Abbiamo già la Nato. Ci sono degli interessi dietro, legittimi per carità, ma che comunque non sono legati alla nostra sicurezza.
Se oggi ci fossero le elezioni, voterebbe per loro due?
Assolutamente sì.
Lei prima era un radicale. Vede della continuità con le sue idee politiche di oggi?
Non bisogna dare continuità a nulla. Io sono cresciuto a Radio Radicale ma non è che uno debba condividere tutte le battaglie. Certamente ho un’anima libertaria, ma non sono diventato di destra.
La pensa allo stesso modo di quando aveva 20 anni?
A quell’età certe cose non le avevo ancora elaborate bene. Ma le dico questo: ho sempre mantenuto la mia posizione sulla prostituzione. Le faccio un esempio.
La ascolto.
Prenda il caso di Davide Lacerenza e della Gintoneria. Secondo me non è sfruttamento della prostituzione. Chiamare una prostituta e invitarla al locale perché un cliente ha interesse significa semplicemente essere intermediari.
Per la legge lo è.
Per me sono sfruttatori quelli che costringono le ragazze con la forza a prostituirsi. Se poi vogliamo dirci che ogni atto che ha a che fare con la prostituzione deve essere reato...
Anche questo è politicamente corretto?
Politicamente corretto è dire: «Oddio, oddio, è sfruttamento». Magari secondo la legge lo è, ma quella si può cambiare.
E la lotta alla droga?
Vale lo stesso discorso. Il politicamente corretto è dire «bisogna combattere la droga, è il male, è cattiva». Ma a che è servita la strategia repressiva della destra?
Me lo dica lei.
A niente. La droga è sempre più diffusa, i consumatori sono più di prima. Questa politica ha condotto solo all’affollamento delle carceri e a processi inutili in più. Non ha cambiato la sostanza. Anzi, al massimo la sostanza è aumentata.