Le gole dell'Orfento

L'ITINERARIO

Nel verde selvaggio della valle dell’Orfento 

Si parte da Caramanico Terme e si sale costeggiando il fiume

La valle dell’Orfento è una delle valli più famose d’Abruzzo. A visitarla sono state così tante persone che ovunque si trovano foto favolose e a minuziose descrizioni. Però percorrerla è un’altra cosa. È come ritrovarsi improvvisamente di fronte a tutta la natura più selvaggia e incontaminata del mondo, che risveglia un po’ di speranza per questo pianeta malato. Una sorta di entropia globale nella quale si mescolano tante specie di animali, piante, il fragore delle acque pulite, il cinguettio degli uccelli, il tutto messo insieme in un “caos” inebriante e indimenticabile.

Uno scorcio della Valle dell'Orfento
La valle prende il nome dal fiume che vi scorre, l’Orfento, affluente dell’Orta e dunque del Pescara. L’Orfento scorre per 16 km e sorge sulle falde del Monte Pescofalcone, alla Majella, presso la cascata della Sfischia.
Si parte da Caramanico Terme, in provincia di Pescara, dove, all’altezza di un caratteristico ponte, si trovano le indicazioni per la valle. Si scendono dei comodi gradini e inizia l’avventura tra cascatelle, vegetazione lussureggiante e il fresco mattutino. Percorriamo un sentiero attrezzato e molto frequentato nel primo tratto, dove i fiori non si fanno aspettare: viene detto Sentiero delle Scalelle. In primavera le primule gialle sono tanti piccoli cespuglietti teneri assieme alle violette e l’erba trinità che miscelano colori. Il fragore dell’acqua è quasi assordante e ci accompagna dolcemente in una giungla inaspettata fatta di alberi, arbusti, spine attorno al letto del fiume: l’acqua ha scavato, nel corso di milioni di anni, una stretta forra ricoperta di una fitta vegetazione riparia di salici, felci e muschi.
Il sentiero è il B2 che percorre un anello. Per salire, arrivati ad un tipico ponte di legno che attraversa il fiume, si prosegue sul sentiero che sale a mezza costa alzandosi sulle gole. La salita è costante ma un po’ di frescura ci accarezza sempre. Mentre a nord appaiono innevate le cime più alte della Majella, si superano torrenti che scivolano sulle rocce e formano cascate suggestive. Il sentiero continua a correre su una montagna ricca di grotte e anfratti e dopo circa 2, 30 ore, con una piccola deviazione si arriva a visitare uno dei tantissimi eremi della Majella, quello di Sant’Onofrio. Dopo la visita, in circa 30 minuti, con qualche sali-scendi arriviamo al Ponte di Legno. Si tratta della parte più stretta della gola: da un caratteristico ponticello ci si affaccia su un precipizio vertiginoso, in fondo scorre l’Orfento impetuoso. È una spaccatura profondissima e le rocce ai lati sembrano tagliate da un coltello gigantesco e affilatissimo. Intorno un mare di fiori, colorati i e delicati. Dopo la sosta e il panino, si scende dal lato opposto della Valle che offre degli affacci assolutamente impressionanti sul fiume vorticoso. L’acqua compare e scompare, fino a quando, dopo 1,30 ore di discesa, arriviamo a costeggiare il fiume in una specie di giardino terrestre. Appoggiati alla roccia e tenendoci ad una catena per non scivolare, passiamo tra “liane”, foglie verdissime e rocce lisce a strapiombo. Da qui in poco più di 30 minuti arriviamo al ponte di legno che non abbiamo attraversato all’andata e ci godiamo ancora le Scalelle, i profumi e l’entropia caotica delle bellezze d’Abruzzo.
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