l'intervista

“Omicidio all’italiana”: gli sberleffi di Maccio al turismo dell’orrore

Il regista chietino racconta il suo ultimo film in sala il 2 marzo: «Ho girato a Corvara in dialetto abruzzese con attori 90enni. Il mio amore? Una ragazza di Sanremo conosciuta in chat». Sabato 25 anteprima al Megalò con attori e regista

«Omicidio all’italiana è una commedia, ma dentro c’è anche tutto il mio amore per l’Abruzzo, la mia terra. E spero che il film venga accolto bene in sala e che possa contribuire a far conoscere un po’ di più il fascino della regione, che vedo soffrire da troppo tempo a causa di terribili eventi». Così parla, e questa volta i toni sono molto seri, il regista e attore comico Maccio Capatonda, trentottenne chietino, dal 2 marzo al cinema con il suo nuovo film "Omicidio all'Italiana", commedia surreale e parodistica ambientata in un piccolo paese dell'Abruzzo. Capatonda, il cui vero nome è Marcello Macchia, già regista di "Italiano medio" nel 2015, racconta del film: «Acitrullo, immaginario paesino sulle montagne d’Abruzzo, è ormai abbandonato da quasi tutti i suoi abitanti. Il sindaco e il suo vice sfruttano la morte di una donna per inscenare un efferato omicidio e attirare in paese la troupe del programma record di ascolti “Chi l’acciso?", condotto dalla cinica Donatella Spruzzone (Sabrina Ferilli). L’idea del sindaco è di sfruttare il circo mediatico per innescare il turismo e rilanciare il paese. Una storia che vuole raccontare la morbosità del pubblico per fatti di cronaca nera, che oggi appassionano quanto fiction o soap e che vedono pellegrinaggi sui luoghi di tragedie e delitti truculenti, il turismo dell'orrore». (Clicca qui per vedere il trailer).

Come è nata l'idea del film?".

Mi hanno colpito i turisti all’Isola del Giglio che si scattavano selfie col relitto della Concordia, le gite organizzate ad Avetrana, al pozzo dove è stata ritrovata Sarah Scazzi. Il concetto che poi viene riassunto da una frase pronunciata da Sabrina Ferilli è che, oggi: “anche gli omicidi fanno girare l'economia”.

Ferilli nel cast, bel colpo

Sì. Quando ho scritto il personaggio di Donatella Spruzzone ho pensato da subito a lei, ma mi dicevo: non accetterà mai. Finita la sceneggiatura, ho tentato e le ho inviato il copione. Lei mi ha fatto sapere che la storia le piaceva molto e che voleva fare il mio film.

Dove ha girato?

A Corvara, paesino di montagna in provincia di Pescara che mi ha indicato mia madre, abbandonato dopo il terremoto degli anni Trenta, ormai conta 4 o 5 anziani abitanti. Corvara, neanche gli abruzzesi sanno dove sia. Nel centro storico non possono arrivare le automobili, ma io l'ho scelto proprio per i problemi tecnici che comportava girare lì.

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Perché mai?

Le difficoltà di produzione si colgono anche nel film, evidenziando l’irraggiungibilità di questo paese dimenticato. Certo, non è stato facile: le auto con le comparse, tutte sulla novantina, si fermavano ogni mattina in una zona lontana e poi gli attori, accompagnati dai ragazzi della troupe, raggiungevano il set a piedi, piano piano, data l'età. Ci impiegavano più di un’ora. Inoltre, in molte case non abbiamo potuto girare perché pericolanti, così l'ufficio del sindaco e la stazione di polizia sono ricreati a Chieti. Comunque sono orgoglioso del risultato: ho girato in dialetto abruzzese, anche se un po’ contaminato e anche questo mi ha fatto piacere, sa io da molti anni vivo a Milano.

Lei che nel film, e anche nei suoi sketch surreali, prende di mira la Tv che sfrutta il dolore, come giudica il modo in cui la tragedia di Rigopiano è stata riportata dai media?

Ero a Milano e stavo attaccato alla tv con grande apprensione, addolorato da quello che vedevo. Però sono rimasto attonito di fronte a una clip che gira su internet e che ricostruisce la vicenda con una musica melodrammatica da fiction di sottofondo: anche questa tragedia è stata elaborata come un qualsiasi altro prodotto commerciale.

Lei è stato lanciato nel 2004 dalla Gialappa's a Mai dire Lunedì e i suoi personaggi surreali come il conduttore tg Mario, Padre Maronno, Mariottide e Jerry Polemica, sono diventati virali su youtube, rendendola anche molto amato dalla critica per la vena sociologica e sperimentale. Insomma: anche lei sta diventando un brand. Come ha fatto?

Non sono figlio d'arte, mio padre, ora in pensione, aveva un negozio di vernici a Chieti, mia madre un impiego alla Soprintendenza, ma a 9 anni mi regalarono la prima videocamera. Da lì è iniziata la passione. Ventenne sono sbarcato a Milano stagista per un’agenzia di pubblicità. I primi tempi sono stati duri, mi creda.

La svolta?

È stato il mio orgoglio abruzzese che mi ha spronato a non mollare tutto e un giorno una collega della mia azienda, vedendo i video che realizzavo per divertimento, li ha mostrati a Carlo Taranto e agli altri della Gialappa's, suoi amici. È stata la mia fortuna. Mi hanno chiamato e ho cominciato a lavorare con loro. A 23 anni ho fondato insieme a Enrico Venti, mio conterraneo, la nostra società di produzione e lì nella cameretta in affitto, montavo i video che poi vendevo alla Gialappa's.

Ed è arrivato anche il successo con le donne: è vero che Elisabetta Canalis è caduta tra le sue braccia, dopo la relazione con George Clooney?

Beh, sì. Ci conoscevamo da tempo, lei ha preso parte anche ad alcuni miei sketch e mi apprezzava. Io sono timido, riservato, anche con le donne. Insomma, se l'ho conquistata è stato con il mio umorismo. In ogni caso è durata tre mesi: nessuno dei due era molto convinto. Ora invece sono innamorato.

Chi è lei?

Una ragazza di Sanremo, ma vive a Berlino, ci siamo conosciuti via chat, ora il progetto è di una vita insieme a Milano. Ci stiamo lavorando su.

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