Alessandro Tirocchi, Morgana Giovannetti, Valentina Olla, Federico Perrotta, Martufello e Manuela Villa in “Se la panchina parlasse... ”

L'INTERVISTA

Perrotta fa teatro in tv: Io, travolto dall’energia del maestro Pingitore 

L’attore e comico abruzzese su Canale 5 con “Se la panchina parlasse... ” scritto in quarantena

«Eravamo tutti tappati in casa, fuori era il deserto: pieno lockdown, la pandemia all’apice e la paura per il presente e il futuro anche. E mi arriva quella telefonata: “Federico, qui ce tocca darci da fare. Io ho scritto uno spettacolo e lo voglio realizzà. Mettiamoci le mani in saccoccia e tiriamo fuori quello che abbiamo”». Una chiamata “alle armi” irresistibile per un animale da palcoscenico come Federico Perrotta, soprattutto perché arrivava «da un giovane regista di 86 anni del calibro di Pier Francesco Pingitore».

Pier Francesco Pingitore durante le prove
Così l’attore comico abruzzese di Chieti racconta la nascita di “Se la panchina parlasse... Diario indiscreto di un sedile malizioso”, spettacolo che il drammaturgo, autore televisivo, sceneggiatore e giornalista ha scritto durante la quarantena e che Perrotta ha prodotto con la Uao Spettacoli che ha creato con la moglie Valentina Olla, con lui inscena insieme a Martufello, Manuela Villa, Morgana Giovannetti e Alessandro Tirocchi, tutti diretti dal maestro Pingitore. Il primo spettacolo teatrale a calcare un palcoscenico dopo la quarantena, con anteprima l’8 e il 9 luglio al Teatro Marconi di Roma, e che ora approda in tv, martedì 13 ottobre in seconda serata su Canale 5. Le scene e i costumi sono di Graziella Pera, le musiche originali di Edoardo Simeone.
Sulla panchina protagonista di questo spettacolo si alternano fidanzati e mariti, mogli e amanti, artisti e personaggi “alternativi” che raccontano le loro storie senza rendersi conto di essere “monitorati” da «un sedile malizioso». E dunque parlano dei loro incontri e più ancora degli scontri, dei litigi che li affliggono. A volte può succedere che l’amante traditore si scopra a sua volta tradito per ironia della sorte, ma quel che è certo è che non ci sono solo amori e infedeltà nei racconti della panchina: fanno la loro comparsa anche servizi segreti, complotti, tentativi di ammazzamenti. I dialoghi sulla panchina, o della panchina, costruiscono uno spettacolo veloce e frizzante, di cui bisogna seguire ogni parola, capire ogni battuta, intendere ogni allusione, «altrimenti la panchina potrebbe aversene a male…e restare muta».

Federico Perrotta
Perrotta, quella di Pingitore è stata una sferzata salutare dunque.
Assolutamente. Il suo coraggio e la sua energia mi hanno subito coinvolto. Sì, riapriamo i teatri, mi sono detto. Poi con il maestro abbiamo parlato della opportunità di portarlo in televisione, lui ha un credito tale a Mediaset che era possibile. Ma l’aspirazione era farlo dal vivo.
All’on line tanto usato in era Covid non avete pensato?
No, per noi viene prima l’on live... (ride)
Quale è il suo ruolo nello spettacolo?
Facciamo tutti più personaggi, tanti cose sketch separati. Nello stile di Pingitore. È divertente, è l’opportunità di incontrarsi distanziati, sul palco e in platea.
Come avete fatto a prove?
Stando molto attenti, tutti “tamponati” e in salute.
È ora la tv ...
Sì, una produzione mia e di mia moglie per la prima volta arriva a Mediaset. Pingitore è stato un veicolo importante, lo ripeto, ma è bello comunque che in una rete generalista il teatro stia dando sorprendenti risultati in termini di ascolto. C’è voglia di teatro.
Come sta andando la ripresa del teatro dopo lo stop?
Io vedo che da una parte c’è la massima volontà nostra, degli artisti in generale, di rientrare e lavorare e vedo che c’è l’esigenza del pubblico di tornare in sala, ma dall’altra funziona il meccanismo della paura che porta a deduzioni sbagliate: se c’è un posto sicuro è quello dove sono rispettate in maniera drastica le normative anti Covid, come i teatri dunque, dove c’è il distanziamento, la mascherina indossata sempre, il rispetto del limite massimo di capienza di 200 persone in sale da mille posti e non c’è rischio di assembramento. Ma la gente è spaventata, viene spaventata, anche perché forse l’età media dei frequentatori del teatro non è bassa e in famiglia si preoccupano... lo capisco.
Fatto sta che molte stagioni non partono.
Sì, in Abruzzo so che è un problema, dove non ci sono veri teatri lo è. Ma anche su Roma lo è: pensi che il Sistina è chiuso, il Quirino è chiuso, il Brancaccio e l’Eliseo sono chiusi.
Ha qualche progetto in Abruzzo?
Sono sempre contento di tornare in Abruzzo. Verrò prestissimo sul set di Pierluigi Di Lallo a girare da Rapino ai trabocchi. Il ciak è il 19, ci sarà anche con Valentina (Olla ndr) ma non saremo marito e moglie, il mio ruolo nel film non prevede matrimonio, ma non posso dire di più.
Insomma lei è in piena ripartenza.
Ci stiamo dando tanto da fare sì. Aspettare che tutto si normalizzi è inutile: non ci sarà più la normalità di prima del Covid, non si deve guardare indietro, la paura dell’incerto non può limitare energie e impegno. Se mancano orizzonti culturali ci si perde nella aridità. Il teatro ha l’obiettivo di restituire al pubblico ciò che gli manca, alleggerire il peso di una quotidianità difficile.
Come è lo stato di salute della comicità oggi?
Direi buono sa? Vedo dei fenomeni che mi piacciono, seguo tanto i miei colleghi cerco sempre di “rubare” stimoli e curiosare. Credo che la comicità possa crescere tanto in questo periodo, anche senza offendere. Mi piace Crozza per esempio, è importante, riesce ad analizzare il periodo “storico” mentre “avviene”. Brignano su Rai 2 è un’ora di respiro, riesce a dare un varietà televisivo come non si vedeva da tempo. E Gabriele Cirilli, abruzzese anche lui, per me è un riferimento. Ma anche tanti giovani , freschi, penso a Valerio Lundini, Michela Giraud e tanti altri.
E i suoi ispiratori?
Mamma dice che io da bambino invece dei cartoni mi imputavo a vedere Al Paradise con Oreste Lionello, rimanevo rapito dalle sue pause, la sua stranezza, quella tuba rossa altissima, ecco se dovessi indicare il primo amore nella comicità direi lui.
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