Emanuela Aureli in scena a Moscufo, l’intervista: «Devo a Costanzo la carriera. I personaggi? Li amo tutti come figli»

30 Luglio 2025

L’attrice, imitatrice e comica umbra, che si esibirà sabato sera, si racconta al Centro: «Il pubblico è esigente, se non piaci ti cestina. Oggi è tutto più veloce, bisogna andare al passo con i tempi»

MOSCUFO. Talentuosa, ironica, esilarante. Una donna dalle mille sfaccettature, Emanuela Aureli. Impossibile elencare tutti i personaggi del mondo dello spettacolo -e non solo- con cui l’imitatrice e attrice umbra si è misurata nel corso della sua carriera. E poi ancora la radio, il cinema, la televisione. Emanuela, con il suo garbo e la sua travolgente energia, è saputa entrare nel cuore degli italiani.

Un’occasione di assistere al suo spettacolo di cabaret, coinvolgente ed esilarante, per il pubblico abruzzese, ci sarà sabato a Moscufo: l’imitatrice, infatti, a partire dalle ore 21.30, in Piazza Garibaldi, porterà in scena Mamma, ho perso l’Aureli!, nell’ambito della rassegna “I Colori del Borgo”, organizzata dalla Cultour Moscufo. Un one-woman show tutto da ridere in cui non mancheranno anche tanti aneddoti sulla sua vita. L’ingresso è gratuito.

Lo spettacolo sarà una carrellata degli iconici personaggi con cui si è fatta conoscere dal grande pubblico…

«Esattamente. Personaggi “parlati” e “cantati”. Si alternano sul palco e mi fanno compagnia. È una bella estate lavorativa, ringrazio il pubblico che mi segue con affetto. Il tour andrà avanti fino all’autunno, poi passeremo dalle piazze ai teatri».

Tra le sue numerosissime imitazioni, ce n’è una a cui è rimasta più affezionata? E quella che l’ha divertita di più?

«Sono affezionata un po’ a tutti, anche se c’è sempre qualcuno che ti ruba di più il cuore, come Giorgia, Al Bano, Romina, Fiorella Mannoia, Ricchi e Poveri, Milly Carlucci, Mara Venier, Noemi. I personaggi sono un po’ come dei figli, preferire alcuni per lasciarne altri sarebbe brutto, come se fossi una mamma un po’ ingrata… ai figli si vuol bene in egual modo. Mi hanno divertita tutti. Li ho scelti in base all’indice di gradimento del pubblico, ho cercato di mettere alcuni di quelli che gradivano di più, lasciando fuori, invece, quelli che non gradivano. Una selezione avvenuta naturalmente grazie al pubblico».

Quanto è cambiata la comicità rispetto ai suoi esordi?

«Adesso è tutto più veloce, il pubblico è sempre più esigente, per cui bisogna andare al passo con questi tempi che sono cambiati. Oggi, visto che abbiamo tante alternative, devi essere un’alternativa per cui vale la pena, perché altrimenti ti cestinano come i messaggi dello spam».

Ha esordito nel 1992 come concorrente a “La Corrida”. Che ricordi ha di Corrado e di quell’esperienza?

«L’esordio porta con sé tante incertezze, tanta emozione. Essere accompagnata in questo inizio da un personaggio come Corrado è stato un privilegio veramente grande, un onore. Corrado è stato un grandissimo padrone di casa, raffinato, stava al gioco, era una persona accogliente, ti faceva sentire a tuo agio».

Nel 2024 ha partecipato al docufilm internazionale “Alberto Sordi Secret”, interpretando il ruolo di Ginevra…

«Quell’esperienza è stata bellissima. Abbiamo girato a Narni, nella mia Umbria. Poter interpretare la sorella di Alberto Sordi, Ginevra, che gli è stata accanto sempre, che ha segnato tutta la sua vita, per me è stata una gioia immensa. Alberto Sordi è stato e rimarrà sempre un grande nella storia del cinema, del nostro costume, di noi italiani che abbiamo visto in lui vizi e virtù di un’Italia che ha saputo ben rappresentare in maniera comica e, a volte, grottesca».

Ha avuto dei modelli di riferimento?

«Assolutamente sì. Per me sono stati dei miti e continueranno a esserlo Gigi Proietti, Gigi Sabani e - anche se non era del campo della recitazione, ma è stato un grande giornalista, un grande uomo - un papà artistico per me è stato Maurizio Costanzo, al quale devo tutta la mia carriera e parte della mia vita. Non solo artistica ma vita proprio vissuta, perché ha segnato parte del mio libro della vita. Mi ha insegnato che cosa fosse il mestiere dello spettacolo. Mi ha insegnato i tempi televisivi, che bisogna saper aspettare il momento giusto, saper entrare in scena e uscire di scena al momento giusto, senza fronzoli, senza tante dilatazioni, in modo concentrato, ma ritmato. Entrare in scena e uscirne quando il pubblico ti fa capire che devi uscire. Mi ha insegnato a mettere in atto i miei sogni. Gli devo tanto. Un grande plauso a lui e alla sua grandezza, umana e artistica».

Cinema, teatro, televisione, radio. Si è misurata con linguaggi diversi tra loro. Ce n’è uno che preferisce?

«Mi piacciono tutti, sono diverse sfaccettature di una stessa medaglia. Ognuno ha il suo fascino. Quelli che prediligo di più sono la televisione, che è un modo per entrare nelle case degli italiani immediato e duraturo, e il teatro, perché mi piace il contatto diretto con il pubblico».

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