Stefano Francioni, produttore teatrale, al centro con Edoardo Leo e Luca Argentero

L'INTERVISTA / STEFANO FRANCIONI

«Questa estate spettacoli all’aperto, l’inverno sarà duro» 

Il giovane produttore teatrale pescarese: «Pronti a tornare, ma la gente avrà paura e i costi sono alti»

PESCARA. Una frenata brusca per tutte le sue lanciatissime produzioni teatrali e un lockdown trascorso a pensare e ripensare a come rendere un po’ più morbido l’atterraggio degli spettacoli nella realtà della convivenza con il Covid 19. Stefano Francioni, pescarese di 32 anni, da circa sei al timone della società di produzioni che porta il suo nome e che negli ultimi tre ha preso sotto la sua ala bei nomi del palcoscenico, del cinema e della televisione come il corregionale golden boy della fiction Lino Gianciale, Giorgio Pasotti, Luca Argentero, Edoardo Leo, Antonello Fassari, Paola Minaccioni, Marco Bocci. E concentrandosi principalmente sui one man show con la formula dell’evento inserito comunque in stagioni teatrali, che l’Abruzzo ha potuto applaudire ma che certo non si fermano entro i confini della regione.


Cosa bolliva nella pentola della Stefano Francioni Produzioni quando la pandemia ha chiuso il mondo?
Intanto una nuova produzione con Marco Bocci in collaborazione con il Tsa, ma anche un concerto spettacolo in cui Nino D’Angelo – un uomo umile e un artista straordinario che è stato un piacere conoscere – canta i suoi successi e i suoi insuccessi. Quando è scattato il confinamento avevo Luca Argentero in È questa la vita che sognavo da bambino?, che in Abruzzo ha girato molto, al teatro Manzoni di Milano e oltre 70 repliche programmate, l’impegnativo Amleto, prodotto col Teatro Stabile d’Abruzzo, con Giorgio Pasotti , Mariangela D’Abraccio che ha debuttato al Marrucino di Chieti. Ad aprile sempre in coproduzione col Tsa doveva debuttare Anna Foglietta in La bimba col megafono, e c’era la tournée di Lino Guanciale con Non svegliate lo spettatore di Ennio Flaiano.
Insomma, una batosta...
Io lavoro su un tipo di spettacolo che si inserisce nelle Stagioni ma può vivere in tanti contesti. Infatti, forse a parte giugno e settembre, io lavoro sempre, in estate come in autunno-inverno. E quindi sì, una legnata.
Per farsi una idea da profani, quanti lavorano in genere con lei a uno spettacolo?
Noi intanto siamo quattro, poi tra service audio luci direi altrettanti ogni replica, e c’è chi lavora nella fase di preproduzione: costumi, scenografia, la parte tecnica per registrazioni, grafiche, foto, e regia, aiuto regia, assistenti di produzione... Insomma una ventina di persone, non tutti per forza dipendenti della struttura, la maggior parte free lance con più produzioni in corso. E parlo dei “monologhi”. Ma per esempio l’Amleto vede otto attori in scena, più tutta la parte tecnica che muove 30 persone.
Come vede la situazione?
Ora è devastante a livelli seri: il problema sa, non è tanto la riapertura, che può avvenire anche domani, quanto la paura della gente che secondo me avrà un grosso peso, per quante precauzioni tu voglia prendere. Io sono ottimista per natura e un mese fa ero convinto che a giugno si ripartiva, ora mi rendo conto che non è così “semplice”. Credo paradossalmente che lavoreremo più questa estate che nel prossimo inverno. Gli spazi aperti consentono una tranquillità diversa allo spettatore e le serate calde inducono a uscire, svagarsi. Invece in inverno un attore che fa mille persone a sera lo porti in un teatro in cui si possono occupare 2/300 posti? Solo l’apertura – il Manzoni di Milano ha 20 dipendenti, più gli organizzatori, la produzione, il facchinaggio, la sicurezza ora a livello più alto, affissioni, pubblicità e tutto il resto – ha un costo di gestione elevato. Come si affronta con così poco pubblico?
C’è margine per abbassare le spese, i cachet degli attori?
Il cachet forse è il problema “minore”: per una capienza è 1000 posti posso fare un cachet, per 200 è diverso certo. Il Comitato tecnico scientifico nella sua proposta parlava di mettere in una sala con capienza di 5000 posti, mille e ci può stare con incassi e abbassando i cachet, ma in location più piccole è impossibile: se un teatro ha 2000 posti e puoi far entrare 500 persone, hai gli stessi costi che se vendessi 2000 biglietti, e come si fa? Sono d’accordo che almeno all’inizio bisogna ridursi tutti i guadagni, ma ridimensionarsi con logica, non svendersi, la dignità del lavoro va mantenuta, pensiamo al service: un ragazzo non può venire per 10 euro, non è giusto.
Cosa occorre allora?
Il sostegno degli enti pubblici, convenzionarsi. Al Fus, Fondo unico per lo spettacolo, accedono gli enti, ora il ministro Francescini ha messo 20 milioni per tutto il mondo dello spettacolo non sovvenzionato, vedremo.
Ha detto di essere pronto per l’estate. Cosa proporrà?
In realtà il calendario estivo si inizia a programmare ad aprile, ma quest’anno non era possibile. La mia idea è di anticipare la produzione di Marco Bocci, ma anche altro “approfittando” del periodo di necessario stop degli attori: i set sono chiusi, pensi che Guanciale fa 4 fiction all’anno... L’Amleto non lo faremo, vorrei debuttare con Guanciale e la Foglietta. Insomma ho in mente più cose e fretta di ricominciare.
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