Ruben Jais: Vivaldi e Bach in memoria del sisma del 1915

AVEZZANO. La musica trionfale di Johann Sebastian Bach e le armoniose melodie di Antonio Vivaldi daranno il via ad Avezzano alle commemorazioni per il terremoto del 1915. A incantare il teatro dei...
AVEZZANO. La musica trionfale di Johann Sebastian Bach e le armoniose melodie di Antonio Vivaldi daranno il via ad Avezzano alle commemorazioni per il terremoto del 1915. A incantare il teatro dei Marsi, questa sera, alle 21 sarà l'ensemble LaVerdi Barocca diretta dal maestro Ruben Jais. Il concerto, organizzato nell'ambito delle commeorazioni per il centenario del terremoto del 1915, a cura dell'istituzione per le celebrazioni sarà presentato da Orietta Spera.
Maestro Jais al teatro terrà un importante concerto in occasione dei 100 anni del terremoto, come si è preparato a questo evento?
Per noi è fondamentale essere presenti a un evento importante come questo e dal momento che siamo un ensemble barocca e abbiamo cercato un programma adatto all’evento. Apriremo su l’Aria sulla quarta corda di Bach, una musica molto celebrativa, la seconda parte invece sarà molto italiana e proporremo le Quattro stagioni di Vivaldi con uno stile barocco. E’ necessario far comprendere al pubblico che il rapporto tra melodia e testo è sempre molto stretto. Tra l'altro presenteremo le Quattro stagioni facendo prima degli esempi per far avvicinare il pubblico alla musica e fagli comprendere come Vivaldi ha composto questo testo. Noi puntiamo a descrivere la scena, non a far sentire solo la musica.
Le musiche che suonerete per il concerto come sono state scelte?
Visto che siamo la nostra è un ensemble barocca abbiamo scelto due capolavori, Bach perché ci dava la possibilità di avere musica d'occasione, una processione di corte, una marcia regale. Vivaldi invece perché è l'autore barocco più importante e famoso al mondo.
Ci sono state delle emozioni, delle sensazioni o delle storie che documentandosi sul terremoto di Avezzano le sono rimaste impresse?
La cosa che più mi ha colpito è stata la volontà di ritornare alla vita vera, la voglia di reagire a una situazione catastrofica che non ha lasciato lo sconforto. La voglia di riscatto e di ripartire di nuovo, di non abbandonarsi alla tragedia. E' stata la cosa che più mi ha colpito, anche rispetto ad altri episodi simili.
Le era mai capitato prima di dirigere un'orchestra in un concerto legato a un evento drammatico come fu il terremoto di Avezzano?
Non mi era mai capitato, con l'orchestra avevamo celebrato l'11 settembre, altri importanti eventi, ma mai avvenimenti come questi. Questo è una commemorazioni importante per noi italiani e per noi è importante essere presenti. Molto spesso dopo momenti drammatici come questo si riparte proprio dall'arte, dalla musica e dagli spettacoli per riportare una ventata di vita nelle città colpite.
Secondo lei è giusto questo percorso?
Abbiamo avuto l'onore di essere all'Aquila prima e dopo il terremoto ed è stato incredibile vedere la risposta degli aquilani, anche se ci siamo esibiti alla caserma della Finanza, lontano dal centro della città, era pieno di gente. Lì c'è stata la voglia di nuovo di fare e di partecipare agli eventi culturali. L'unica vera ricetta che la nostra patria ha è la cultura in ogni sua forma. Noi siamo stati i maestri della cultura nel mondo. Quindi ritengo che dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio perché è l'unica ricetta con la quale si può crescere anche economicamente. Intorno al teatro di Milano si muove un indotto incredibile tra ristoranti, bar, taxi. Un’economia incredibile tanto che tutto ciò che ruota intorno ai nostri concerti è pari a un terzo del costo del biglietto. E questo non vale solo per la cultura, per la musica e per l’arta ma vale anche per il turismo, soprattutto nella nostra nazione. Per questo sono fortemente persuaso che la cultura possa essere il volano di tutte le altre attività.
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