VINCE ADA D’ADAMO: IL PREMIO STREGA TORNA IN ABRUZZO 

La scrittrice ortonese è scomparsa il primo aprile Sul palco il riconoscimento consegnato al marito

A ricevere tra le mani il 77esimo Premio Strega è stato Alfredo Favi, il marito della scrittrice ortonese Ada D’Adamo, venuta a mancare il primo aprile scorso non ancora 56enne a causa di una malattia, poco dopo l’ingresso nella “dozzina”. Questo il verdetto dei 660 giurati che hanno decretato ieri la vittoria di Come d’aria, il romanzo che la stessa D’Adamo aveva definito un “memoir”: il racconto del suo rapporto con la figlia Daria, affetta da una gravissima malattia.
La spoglio e la cerimonia finale, come da tradizione, ieri nella serata al museo etrusco di Villa Giulia a Roma, condotto per il terzo anno consecutivo da Geppi Cucciari e svelato nel corso della trasmissione in diretta tv su Rai3. Uno spoglio che era annunciato come una sfida all’ultimo voto tra il romanzo di Rosella Postorino Mi limitavo ad amare te edito da Feltrinelli, e il memoir di Ada D’Adamo Come d’aria, pubblicato dalla casa editrice Elliot, fondata a Roma nel 2007 da Loretta Santini. Proprio Santini ieri, insieme agli altri quattro finalisti, ha rappresentato nella cinquina D’Adamo, già vincitrice dello Strega Giovani 2023. È stato tra l’altro lo Strega più al femminile di sempre, con ben quattro donne nella cinquina (gli altri finalisti erano Romana Petri, Andrea Canobbio e Maria Grazia Calandrone). E testa a testa è stato: dopo le prime 200 schede Postorino era avanti 59-50. Era chiaro che sarebbe stata una corsa a due. Dopo 400 schede aperte la scrittrice ortonese è passata avanti 126 a 121. La proclamazione con l’85% dei voti scrutinati, quando quelli per D’Adamo erano 185.
Alla vigilia della sua 77esima edizione il pronostico dello Strega, che segnava «il ritorno alla normalità dopo gli anni difficili della pandemia», come aveva sottolineato il presidente della Fondazione Bellonci Giovanni Solimine prima della votazione finale, aveva spiazzato un po’ tutti. Difficilmente infatti un piccolo editore come Elliot riesce a occupare un posto tra i superfavoriti, come avvenuto con il libro d’esordio di D’Adamo. Come d’aria è stato il primo romanzo di D’Adamo: il racconto del suo rapporto con la figlia Daria, affetta da una gravissima malattia. «Un gioco di parole tra il nome della figlia e il richiamo alla danza e alla possibilità di librarsi», ha detto del titolo Annalena Benini, direttrice del Salone internazionale del libro di Torino, intervistata da Cucciari ieri sera per introdurre il volume.
Elena Stancanelli, che ha presentato D’Adamo al Premio, lo ha definito un libro che «racconta di dolore e disabilità», ma che allo stesso tempo è «un libro pieno di vita». Come pure «un libro politico sulla difficoltà di una madre con una figlia disabile». Fino alla fine è stata sfida con Rosella Postorino, già vincitrice del Premio Campiello nel 2018, subito in pole position con la storia, ispirata a fatti veri, in cui ha dato voce al prezzo enorme pagato dai bambini di Sarajevo portati in Italia per salvarsi dalla guerra nel luglio 1992. A presiedere il seggio c’era Mario Desiati, vincitore della scorsa edizione. La giuria era composta da 400 Amici della domenica, ai quali si aggiungono 220 voti di studiosi, intellettuali italiani e stranieri e traduttori selezionati da oltre 30 istituti italiani di Cultura all’estero, 20 lettori forti e 20 voti collettivi per un totale di 660 aventi diritto. Che hanno premiato la storia di dolore e d’amore della scrittrice ortonese.