Abbraccio ai giovani «Peccato lasciarvi In voi leggo la gioia»

SULMONA. «Resta qui con noi, il sole scende già...». La chiesa ondeggia di mani al cielo e note di chitarra quando Benedetto XVI ha appena finito di dire: «In voi leggo la gioia, non come il giovane ricco che se ne andò triste perché era troppo attaccato ai suoi molti beni. Ora devo ripartire. E debbo dirvi che mi dispiace lasciarvi. Con voi sento che la Chiesa è giovane». Si rincuora, Papa Ratzinger, quando entra nella Cattedrale di San Panfilo e vede tanti giovani che aspettano proprio lui. Entrando saluta i canonici. Poi bacia i piccoli Thomas Conti, 5 mesi, e Maria Sion Grassi, 2 anni. NIENTE ACQUA. In quest'aula di scuola (o di università) allargata, come la Cattedrale in questo giorno speciale, ci puoi portare di tutto tranne le bottigliette d'acqua, che restano ammucchiate a terra, fuori. «Ma come? fa caldo!». Motivi di sicurezza. Venisse in mente a qualcuno di tirarne una al Papa. Le fibbie gigantesche delle cinture e i bracciali ultima moda devono vedersela, sì, col metal detector. «Oh, ma quando arriva?», chiede Francesco, che oggi ha messo la giacca a righe bianche e blu ma se la toglie subito perché è sudato fradicio mentre esce dalla chiesa per una sigaretta. Don Fabio, all'ingresso, controlla i pass. BARZELLETTE. L'arcivescovo dell'Aquila Molinari, entrando, racconta una barzelletta sui giornalisti. È la storia di quello che pescava e che, per evitare la multa del vigile nega pure l'evidenza: «Non sto pescando». «Ma come, hai tre trote sul giornale...». «Sul giornale? E lei crede a quello che sta sui giornali...». Poi si sente un applauso scrosciante. È il Papa? No, è Di Falco», il vescovo emerito di Sulmona. Mancano cinque minuti alle 17 quando il Papa spunta dal lato dello stadio Pallozzi. «Be-ne-det-to!, «Be-ne-det-to!». È qui lo stadio, coi cori che accompagnano il Papa fino alla cattedra. Un Ratzinger affaticato ma determinato legge la preghiera a Celestino V. «I giovani attendono da Lei la parola di vita che salva», svela il vescovo Spina. Poi cala il silenzio, mentre i due emozionatissimi portavoce Cristian Di Sanza di Roccaraso e Francesca Orsatti di Sulmona, stessa età, 56 anni in due, cominciano a parlare al microfono. FRANCESCA E CRISTIAN. Comincia Francesca, laureata in Scienze politiche che lavora a tempo per la Caritas: «Con profonda gioia ed emozione le esprimiamo i sentimenti di stima e di affetto, in comunione con tutti quei giovani assenti perché malati o in prigione, quelli che per studio o lavoro vivono lontani da casa e soprattutto quelli che faticano ai margini della società troppo spesso alienati dalla Chiesa». I giovani meditano sugli interrogativi di Sidney 2008, giornata della gioventù. «State costruendo su fondamenta solide, realizzerete qualcosa che durerà?». «Questi interrogativi», dicono i ragazzi, «producono turbamento, affrontarli fa paura, trovare risposte genera sofferenza. Troppo spesso siamo risucchiati dal vortice caotico del non avere tempo, dal frastuono dell'interesse che rende difficile ascoltare il nostro cuore e quello degli altri». IO CHE NON LAVORO. «La crisi occupazionale», aggiungono i giovani portavoce, «particolarmente accentuata in questa zona d'Abruzzo, getta facilmente nello sconforto e nella frustrazione quanti di noi hanno studiato con costanza e profitto. Quante volte, poi, santità, davanti al male o di fronte alla morte, soprattutto di una persona cara, cadiamo nella crisi della fede che non riesce a dare risposte tangibili alle nostre difficoltà!». Domande, tali e tante che «nemmeno la fede e la preghiera risolvono i problemi», ammetterà il Papa più avanti, «ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuove, in modo degno dell'uomo, e anche più sereno ed efficace». Ora il Papa è uno di loro. Ha trovato alleati di cui si può fidare. Lo è ancor di più quando sente dire, da loro, che «in questo tempo di duri attacchi e provocazioni mediatiche al successore di Pietro e alla Chiesa non abbiamo paura di gridare al mondo che noi giovani di Sulmona-Valva siamo con Lei». Francesca lo abbraccia, e stringe forte. Cristian sale sul trono, eccolo spiccare alla sua altezza. Poi il Papa scende nella cripta e venera le reliquie. LA MANO DEL PAPA. «Viva il Papa!». Massimo Tiberi della parrocchia di Introdacqua quando vede Benedetto XVI che si avvia a salutare dalla parte opposta fa un po' come Bartimeo, il cieco del Vangelo di Marco che si mise a gridare al passaggio di Gesù. Qui avviene lo stesso. Il Papa non può fare a meno di girarsi. E di andargli incontro. Massimo gli prende tutte e due le mani, le stringe forte e grida: «Forza, forza». Accanto a lui tendono la mano, ricambiati, Carla Di Benedetto e Patrizia Giuliani. Sfiora appena quel manto bianco Valeria Di Bacco, dello stesso gruppetto portato qui da don Ramon Peralta. Alla fine i quattro sono elettrici. «Resta qui con noi, Signore è sera ormai...».
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