Afghanistan, Luca sta meglio"Altre 24 ore in osservazionepoi valuteremo il rimpatrio"

Migliorano le condizioni dell'alpino ferito nell'agguato dei talebani. Si è salvato grazie alla blindatura del Lince e all'intervento di un commilitone che lo ha salvato dalle fiamme. Intanto la madre si sfoga: basta missioni

LECCE NEI MARSI. La blindatura della torretta del Lince e l'intervento di un commilitone. È grazie a questi due elementi che si è salvato Luca Cornacchia. L'alpino è rimasto ferito alle gambe nell'agguato al convoglio italiano compiuto dai talebani in Afghanistan. Nell'attacco sono morti quattro militari italiani. Il rientro del militare ferito è invece stato rinviato. Resterà ancora 24 ore in osservazioni, poi i medici valuteranno l'ipotesi del trasferimento. Intanto arriva lo sfogo della madre di Cornacchia: "Non manderei nessuno in Afghanistan, si risolvano da soli i problemi".

Le condizioni di Luca. Il caporal maggior  "ha riportato una frattura del secondo metatarso del piede sinistro, uno schiacciamento della terza vertebra lombare e un trauma da sovrapressione da onda d'urto", ha spiegato il colonnello Roberto Bramati, portavoce del Policlinico militare di Roma e direttore del dipartimento d'emergenza. "Non desta alcuna preoccupazione", ha aggiunto, "Ci riferiscono che non ha problemi motori, si muove e cammina. Rimarrà altre 24 ore in osservazione e poi a seconda delle notizie si provvederà a riportarlo in Italia".

Lo sfogo della madre. "Mio figlio", dice Cesidia Di Giandomenico, mamma di Luca Cornacchia, ai microfoni di Radio 24, "è stato miracolato, voglio solo che rientri. E ora cerca sempre gli amici". Il figlio è alla quarta missione in Afghanistan, la sua ottava in totale. "Ma stavolta", ricorda la madre, "era partito scontento, perché sapeva che andava in una zona più pericolosa e perché lasciava un bambino di un anno. Mio figlio mi diceva che i talebani sono sempre in agguato. Loro vogliono la guerra. Luca mi ripete sempre 'Noi dobbiamo andarela', perché degli innocenti hanno bisogno di noi".

Salvo grazie a un altro alpino. Luca Cornacchia, 31 anni di Lecce nei Marsi, è l'unico sopravvissuto all'attentato. Si è salvato per due motivi. Il militare marsicano è un mitragliere. Al momento dello scoppio della bomba che ha travolto il mezzo blindato italiano, un Lince, si trovava sulla torretta. La blindatura ha attutito il colpo e Cornacchia è rimasto ferito alle gambe. L'alpino marsicano deve però la vita a un commilitone. Se la blindatura ha attutito il colpo, è stato decisivo l'intervento di un altro alpino. Il Lince colpito nell'agguato è andato a fuoco. Il commilitone è salito sul mezzo e ha salvato Cornacchia dalle fiamme.

Il rientro in Italia nei prossimi giorni. Intanto Cornacchia è ancora ricoverato nell'ospedale militare americano di Delharam. Ancora non sa che i suoi compagni sono morti nell'agguato. Oggi partirà dall'Italia un equipe di psicologi che lo prepareranno alla notizia. Poi Luca sarà rimpatriato e ricoverato all'ospedale del Celio.

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