L'immagine di una cava (foto d'archivio)

L'AQUILA

Ambientalisti contro la nuova cava: "Basta bucare le montagne abruzzesi"

La Stazione ornitologica: "L'abbattimento degli alberi metterebbe a rischio una colonia di aironi cenerini nella frazione di Tempera. Tra l'altro, quel sito negli anni '90 fu protagonista di inchieste e sequestri"

L'AQUILA. Un progetto "per l'apertura di un'ennesima cava da ben 400.000 mc" da realizzarsi a Tempera, frazione di l'Aquila, è stato depositato al Comitato valutazione di impatto ambientale della Regione Abruzzo e la Stazione ornitologica abruzzese (Soa) ha già presentato le proprie osservazioni affinché il progetto non veda la luce. Lo fa sapere con una nota la stessa associazione ambientalista.

I proponenti, che già operano a poche centinaia di metri con altre cave, vogliono riattivare un vecchio sito abbandonato, cava Masci, di cui i proponenti dichiarano di non conoscere la storia, ampliandolo. Tra le ragioni del no sostenute dalla Soa, il fatto che sia presente "una colonia di aironi cenerini il cui sito di riproduzione sarebbe distrutto con l'abbattimento degli alberi per far spazio alla cava". Tra l'altro, la cava in questione negli anni '90 fu protagonista di inchieste e sequestri e viene richiamata più volte negli atti della Commissione parlamentare di indagine sui rifiuti. Negli atti della Commissione si può leggere "Altre vicende significative sono quelle relative alla gestione della cava Masci, in provincia dell'Aquila, dove risultano smaltimenti illeciti di rifiuti pericolosi provenienti da altre regioni".

"Ci sono poi le dichiarazioni dell'ex procuratore capo di Napoli, De Raho, che alla Commissione ha riferito dell'interesse dei casalesi alla cava, poi sequestrata - si legge ancora nella nota. Le altre motivazioni addotte da Soa, riguardando il fatto che "alcune delle particelle catastali coinvolte nel progetto in realtà sarebbero gravate da uso civico. Pertanto è stato richiesto l'accertamento della reale condizioni e disponibilità delle stesse, poi l'area della cava sarebbe a poche decine di metri dalle acque del fiume Vera, deviate per l'alimentazione di un laghetto con quello che ne consegue sui rischi di contaminazione delle stesse, ed in ultimo che l'Abruzzo manca da alcuni decenni di un Piano cave, previsto da una legge del 1983. Come si fa a continuare a valutare l'apertura di nuove cave senza uno straccio di pianificazione?". "Per la Soa non si può continuare a bucare le montagne abruzzesi quando è necessario, anzi, obbligatorio per le normative comunitarie, puntare sul riutilizzo dei materiali inerti" conclude la nota.