«Anziani consapevoli delle donazioni»

La coppia che gestisce la casa di riposo di Fontecchio si difende: non siamo sciacalli. Interrogatori a raffica della Finanza

L’AQUILA. «Non siamo sciacalli, ma persone con la coscienza tranquilla e al giudice abbiamo spiegato come stanno le cose». È durato circa un’ora l’interrogatorio di garanzia di Piero Melonio e della moglie Gilda Bernabei, prima finiti in carcere e ora ai domiciliari, in quanto accusati di aver spillato circa due milioni di euro ad alcuni anziani ospiti di Casa Serena Santa Maria della Pace, a Fontecchio, da loro gestita.

I due sono stati ascoltati dal gip Guendalina Buccella e dal pm Roberta D’Avolio, la quale contesta a Melonio il reato di circonvenzione di persone incapaci e alla moglie, ex assessore comunale a Fontecchio, l’impiego di denaro di provenienza illecita.

I due sospettati sono assistiti dagli avvocati di fiducia Francesco Valentini e Antonio Valentini.

La difesa, ovviamente, propone una lettura dei fatti completamente diversa. «I soldi sono stati donati da persone anziane quasi per riconoscenza alla struttura che li ha ospitati e che li ha rimessi in forze dopo che erano entrati lì in condizioni precarie. Si trattava, per lo più, di persone anziane che non avevano parenti».

Inoltre, ed è questo il punto cardine di tutta l’indagine, si sostiene che quando queste somme sono state date in eredità post mortem, tramite testamento alla casa di riposo, ciò è stato fatto dopo una visita medica che ha attestato come questi anziani, pur in condizioni decisamente precarie di salute, comunque fossero ben in grado di capire cosa stessero facendo. Tra le altre considerazioni sostenute dalla difesa anche il fatto che nessuno tra i medici che hanno svolto le visite, i notai che hanno redatto gli atti e altre persone, anche autorevoli, come alcuni prelati, che hanno in qualche modo presenziato agli atti, sembra aver avuto sospetti sulla reale volontà di effettuare le donazioni da parte degli anziani. In sostanza, il possibile declino cognitivo ci sarebbe stato in un momento successivo al perfezionamento degli atti testamentari. Che si trattasse di persone sole lo sostiene la stessa Guardia di Finanza, che ha svolto le indagini, visto che è stato difficilissimo trovare dei familiari di questi anziani e solo dopo consultazioni molto laboriose, sono stati trovati lontani parenti che vivono da decenni in Sudamerica.

Tutte argomentazioni cui l’accusa non crede. E, per l’appunto, sono in corso interrogatori di medici, notai, dirigenti e impiegati di banca che hanno contribuito a vario titolo al passaggio di queste somme sui conti correnti. L’indagine è ben lontana dalla fine e si prevedono molti altri indagati.

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