Rossini: «Lavoriamo con organici scarsi in una sede inadatta». Il prefetto: «I controlli preventivi funzionano»

Appalti, il pm Capasso lancia l’allarme

Il magistrato antimafia: io da sola a controllare, c’è rischio di infiltrazioni.

L’AQUILA. «Nell’area terremotata è sempre molto forte il pericolo di infiltrazioni di’ndrangheta, cosa nostra e, soprattutto, camorra». L’allarme è stato lanciato dal Pm Olga Capasso, della Direzione nazionale antimafia, uno dei 4 pm di supporto, che affianca il lavoro della procura antimafia. Intanto il pm Alfredo Rossini si lamenta per l’organico scarso. «Siamo quattro gatti», afferma, «ma andiamo avanti».

«Stiamo lavorando», ha affermato il pm Olga Capasso, «ma il problema è che sono da sola a controllare gli appalti e le imprese sospettate hanno tutte il certificato antimafia regolare. Però andando a scavare si trova che le quote sociali sono possedute magari da camorristi; oppure si accerta che queste imprese che lavorano in Abruzzo e che hanno vinto appalti, sono collegate in associazione temporanea di impresa con aziende calabresi legate alla’ndrangheta, oppure ai casalesi e così via. La difficoltà sta nel riuscire a provare che dietro la faccia pulita di un’impresa in realtà c’é la criminalità organizzata che mangia i soldi della collettività tramite prestanome».

«Mi sembra che tra i problemi legati alla lotta alla criminalità organizzata, togliendo le Procure più impegnate» ha aggiunto «quello dell’Aquila sia uno dei nodi più grossi a livello nazionale». «Se non riusciamo a frenare le molte imprese che arrivano», ha proseguito, «queste si arricchiranno all’infinito». «È un allarme che ho fatto presente anche alla Commissione antimafia» ha proseguito ancora la Capasso «che condividono i miei colleghi che lavorano qui. La difficoltà sta nel riuscire a trovare questi collegamenti perché gli stessi sono molto subdoli».

Nel ricordare che in collegamento con la Prefettura è stata pronunciata la decadenza di due imprese con la revoca del certificato antimafia per infiltrazioni mafiose negli assetti societari, la Capasso ha denunciato che «sono tantissime le aziende in odore di criminalità organizzata che hanno operato in questa fase». Il pm Capasso ha anche rilevato le condizioni non ideali dei locali della ora procura insediati in uffici del tribunale per i minorenni. «Ieri è saltata la corrente elettrica» ha aggiunto il pm Rossini, «poi è tornata, ma nel frattempo sono andati fuori uso i pc».

Il prefetto condivide l’allerta e fa alcune precisazioni. «Non a caso», ha detto Gabrielli, «ci siamo fatti interpreti di una pluralità di iniziative in sinergia con la Direzione distrettuale antimafia. Il fronte delle iniziative non è focalizzato solo sugli appalti pubblici, ma riguarda anche altri settori, tradizionalmente più esposti alle ingerenze mafiose, quale quello delle discariche, oggetto di uno specifico monitoraggio avviato nel novembre scorso».

Pur condividendo «l’auspicio di un ulteriore rafforzamento delle strutture giudiziarie e di polizia», il dottor Gabrielli ha precisa che, «sulla base dei dati in possesso di questa Prefettura, non si può parlare di un allarme generalizzato né di un nuovo «sacco della citta» compiuto dalla criminalità organizzata. Proprio il numero circoscritto dei casi finora emersi dimostra come alcuni sbarramenti posti dal legislatore abbiano sortito un primo effetto deterrente».