Lavoro a rischio in Abruzzo, bufera per il fallimento Marelli. I sindacati: «Pronti ad azioni eclatanti»

Giovedì l’incontro al ministero, resta l’allarme per i 174 esuberi previsti entro la fine dell’anno. Paliani della Uil: «Lotteremo con le unghie e con i denti per blindare il cuore pulsante della Valle Peligna»
SULMONA. Sale la preoccupazione per il futuro dello stabilimento della Marelli di Sulmona dopo la procedura di fallimento avviata dall’azienda. Ad alzare il livello della lotta è il sindacalista Uil, Michele Paliani, il quale non esclude un’azione eclatante per difendere la fabbrica peligna che dà lavoro a 444 persone. «Aspettiamo l’esito dell’incontro del 19 giugno, ma è chiaro che combatteremo con le unghie e con i denti per blindare lo stabilimento che è l’ultimo baluardo della zona industriale nonché il cuore pulsante dell’intera vallata peligna», afferma Paliani, che avverte i vertici aziendali e i rappresentanti del governo. «Quello che ci aspettiamo è che sia illustrato con chiarezza lo scenario futuro. Se sarà necessario, noi siamo pronti anche a scioperi, presìdi e azioni eclatanti», aggiunge il sindacalista.
Più cauta la Fiom, secondo la quale solo al termine del summit con il ministero si avrà il quadro completo della situazione. Intanto dalla prossima settimana si terranno le assemblee con i laboratori dello stabilimento per decidere il da farsi. L’allarme è risuonato la scorsa settimana quando l’azienda ha comunicato di aver avviato l’iter per il fallimento, spiegando che non vi sarà alcuna ripercussione per le singole sedi e i salari degli operai. Rassicurazioni che non sono bastate a far cessare l’allerta.
Entro la fine dell’anno, va ricordato, sono previsti altri 147 esuberi. Lo smantellamento si aggiunge, poi, a quello fatto, un paio di mesi fa, della linea di lavorazione dei semi corner per il Ducato, questa smontata per essere portata ad Atessa, in ossequio al processo di internalizzazione fatto da Stellantis, anch’essa d’altronde legata a doppio filo con la crisi dell’automotive. Resta irrisolta anche la vertenza degli addetti alle pulizie.
La situazione, per i lavoratori che avevano scioperato lo scorso febbraio, dopo essersi messi in stato di agitazione, non è cambiata. Lo dicono i numeri delle buste paga, sempre più leggere. Centocinquanta, duecento euro al mese. I più fortunati ne intascano trecento. Tagli causati dalla riduzione dei tagli fatti dalla ditta subentrata nell’appalto gestito fino a dicembre dalla Key Service. La ditta di Cassino, che ha ricevuto l’appalto a cavallo tra il 2024 e il 2025, ha incrementato ulteriormente la percentuale di cassa integrazione applicata alle lavoratrici e ai lavoratori. L’intesa prevedeva una cassa integrazione al 50%, ma oggi i lavoratori si trovano con contratti a chiamata e una cassa integrazione al 70% che dev’essere ancora liquidata dall’Inps. A complicare la situazione è stato il fatto che la Marelli ha sospeso da quasi un anno i turni di notte in fabbrica.
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