Appalto Salesiani, a giudizio per corruzione Riga e Mancini

L’ex vicesindaco e l’imprenditore e vicepresidente dell’Aquila calcio in aula il 15 giugno Delusi i difensori: «In tribunale dimostreremo la totale innocenza dei nostri assistiti»

L’AQUILA. Ci sarà un processo in relazione a una delle tante vicende giudiziarie più eclatanti legate alla ricostruzione con il sospetto della corruzione.

Il giudice per le udienze preliminari del tribunale Guendalina Buccella ha rinviato a giudizio tre persone nell’ambito dell’indagine sulla ristrutturazione della sede dell’Opera salesiana in viale don Bosco. Si tratta di un appalto di 30 milioni per una struttura edificata nel 1932 che ha rappresentato per decenni una tappa quasi obbligata dell’adolescenza di molti aquilani.

A finire sotto processo, dopo la richiesta di rinvio a giudizio, anche persone molto note nel campo della politica e dell’imprenditoria. Si tratta dell’ex vicesindaco Roberto Riga e dell’imprenditore edile e vicepresidente dell’Aquila calcio Massimo Mancini. Rinviato a giudizio il subappaltatore Simone Lorenzini, ma con contestazioni di minore spessore. Il processo inizierà il 15 giugno 2017. Stralciata la posizione di un quarto imputato, Sandro Martini, che verrà definita in altra sede. Nella vicenda erano implicate inizialmente anche altre persone tra cui l’ex titolare dell’Usra (l’Ufficio speciale della ricostruzione dell’Aquila) Paolo Aielli e Vittorio Fabrizi, dirigente del settore ricostruzione privata del Comune dell’Aquila, subito scagionati.

Secondo le indagini della Finanza, l’ex vicesindaco si sarebbe speso con il rappresentante legale dell’Opera salesiana per favorire l’affidamento alla ditta Mancini e, in cambio, avrebbe stipulato con il costruttore un contratto di affitto di 12 anni, 6 anni più 6, di una delle due abitazioni acquistate in precedenza dalla moglie, con un canone notevolmente superiore ai prezzi di mercato. Insomma una tangente a tutti gli effetti secondo il pm David Mancini. Le indagini bancarie avrebbero permesso di riscontrare alcuni rapporti che attestano l’acquisto da parte dell’ex assessore e della sua consorte (estranea ai fatti), di due unità immobiliari all’Aquila. Nel corso degli interrogatori risalenti a oltre un anno fa gli accusati hanno sempre respinto le accuse e Riga, in particolare, ha sostenuto che le sue operazioni contabili sono tracciabili e, dunque, tutto si sarebbe svolto secondo le regole. Inoltre la locazione immobiliare, secondo la difesa, era infatti non solo effettiva ma, altresì, pienamente in linea con il reale valore e con i prezzi di mercato, includendo arredi, luce, acqua, riscaldamento e condominio. Gli avvocati di Mancini, Luca Marafioti e Dario Visconti, sono rimasti sorpresi per la decisione. «Si è trattato di un passaggio tutto sommato scontato», commenta Marafioti, «data l’angustia dei poteri del gup. La difesa confida nella possibilità di dimostrare dinanzi al tribunale pubblicamente la piena innocenza di Massimo Mancini. Emergerà in quella sede che nessuna corruzione sussiste, perché nessun atto contrario ai doveri d’ufficio è stato compiuto in cambio di un’indebita retribuzione. L’affitto a titolo di foresteria dell’appartamento era stato infatti stipulato a prezzi congrui e anni dopo il presunto inoltro di una pratica relativa al permesso di costruire. Nessuna corruzione propria susseguente, pertanto, ma rapporti del tutto leciti e alla luce del sole».

Analoghe le affermazioni di Visconti, che confidava in un proscioglimento dell’imprenditore. Gli altri avvocati Luciano Bontempo e Giuseppe Carugno assistono Riga, mentre Fabrizio Lazzaro assiste Lorenzini.

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