Avezzano: processo lumaca, violentatore impunito 

Barista salvato dalla prescrizione dopo 15 anni di udienze: era accusato di avere abusato sessualmente di un 17enne

AVEZZANO. L’orrore di una presunta violenza sessuale, consumata all’interno di un locale nei confronti di un minorenne fatto drogare, si chiude senza un colpevole. Dopo 15 anni. Il processo finisce  con una prescrizione del reato.

Un 49enne residente in un paese della Marsica doveva rispondere di diversi reati, fra i quali quello di aver drogato, portato dentro al bar e violentato un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 17 anni. Le lungaggini processuali e la derubricazione del reato – dalla violenza sessuale sono state escluse le aggravanti (altrimenti la prescrizione non sarebbe potuta essere applicata) – hanno portato il processo su un binario morto. E così nell’ultima udienza davanti al collegio del tribunale di Avezzano presieduto dal giudice Maurizio Sacco, nella quale erano previste le discussioni per poi passare alla sentenza, si è arrivati al colpo di scena. Il pubblico ministero ha annunciato che il reato era ormai prescritto.

L’imputato era accusato di diversi reati, fra i quali quelli di spaccio e di violenza privata per aver bloccato in strada il giovane, minacciandolo al fine di impedirgli di raccontare l’accaduto. Per il reato di detenzione a fini di spaccio è arrivata l’assoluzione. Non è andata allo stesso modo per la violenza sessuale. 

Nel corso dell’istruttoria è emerso che la sostanza stupefacente non era stata somministrata subdolamente al fine di arrivare alla violenza ma era stata assunta autonomamente dal giovane. Si tratta, secondo la tesi accusatoria, di tre dosi di cocaina e una di ecstasy.

«L’onestà intellettuale vuole che venga preso atto della gravità di certe prescrizioni», ha commentato l’avvocato della parte civile, Carla Vicini, «non c’è giustizia, perché si rende giustizia quando si assolve o quando si condanna e non certo quando si prescrive. Troppi reati in prescrizione, non ci sono giudici a sufficienza per la mole di lavoro che c’è nella Marsica». L’accusato era difeso dall’avvocato Michele Spina.
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