Battiato, un pomeriggio a Lettere

Incontro con gli studenti: «La solidarietà come principio di vita».

L’AQUILA. Dalla politica alla religione, dalle esperienze passate all’attualità, terremoto compreso. Con la camicia allacciata fino all’ultimo bottone, gli occhiali extra-large appoggiati sul naso e la battuta sempre pronta, Franco Battiato ieri pomeriggio ha incantato il pubblico di studenti e docenti della facoltà di Lettere e Filosofia in una stracolma aula magna della nuova sede di Bazzano.

Cantautore, regista, pittore e scrittore, Franco Battiato in appena un’ora è riuscito a spaziare a 360 gradi, rispondendo sempre col sorriso sulle labbra alle numerose domande e curiosità degli studenti. All’incontro hanno partecipato anche il rettore Ferdinando di Orio, il preside Giannino Di Tommaso e il docente di Letteratura italiana Raffaele Morabito.
«Sono qui per solidarietà», ha esordito l’artista «perché sono certo che la cultura deve contribuire alla rinascita della città». Solidarietà che, secondo il cantautore, dovrebbe essere il «principio di vita» di ognuno. «Bisogna essere disposti a dare tutto all’altro. Niente è mio e niente è tuo», ha spiegato «un po’ come diceva San Francesco d’Assisi».

Un concetto chiaro a pochi, soprattutto a chi di solidarietà si riempie la bocca, senza far seguire alle parole i fatti. «Non credete a chi vi dice: faremo ponti e autostrade», ha sottolineato Battiato, senza celare un chiaro riferimento al Governo. «Rimango allibito davanti ai tanti imbonitori televisivi della nostra società. Questo paese è stato devastato da chi ha fatto credere che l’illecito è regolare e fregare gli altri è giusto». Che alle promesse debbano seguire i fatti, lo dimostra anche il terremoto.

«Durante il G8 di promesse ne sono state fatte tante», ha commentato «ma se non verranno mantenute, non serviranno a niente».
Poi Battiato ha ripercorso i suoi anni da studente e ha voluto condividere con i giovani aquilani il rapporto con la sua terra, la Sicilia, da cui più volte si è allontanato e alla quale altrettante volte è tornato. E ancora i viaggi, i dolori, le crisi esistenziali e la propria visione dell’universo femminile. «Disapprovo i comportamenti di alcuni nostri rappresentanti», ha bacchettato l’autore «le storie di escort e veline non mi piacciono. La cosa grave di tutto questo è che si considera ancora la donna come oggetto».

Infine una battuta del preside di facoltà («Oggi l’accogliamo a Bazzano, ma avremmo dovuto farlo in un carcere, quello dei minori a Collesapone che avrebbe dovuto ospitare la facoltà fin da giugno, ma che ancora non ci è stato consegnato. Eppure le sembra questa una facoltà che sta per morire?»), ha dato il là alla considerazione finale: «Sono tutto fuorché uno che fa complimenti. Ma vi trovo davvero meravigliosi», seguita dall’applauso spontaneo che ha accompagnato l’artista (di corsa) fuori dall’aula.