Casa dello studente, rischio stop

La Campomizzi torna al demanio, l’Udu contro la scelta degli alloggi a Cansatessa
L’AQUILA. La residenza universitaria pubblica dell’Aquila rischia, per la seconda volta in pochi mesi, di scomparire. A lanciare l’appello sono stati, ieri mattina, gli studenti dell’Udu (Unione degli universitari), nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte il coordinatore aquilano del sindacato studentesco, Matteo Paoletti, la rappresentante degli studenti nel cda, Martina Fusari, il rappresentante dell’Udu e residente alla Campomizzi, Giacomo Piccolo. Il problema nasce dal fatto che il prossimo luglio l’ex caserma Campomizzi, oggi unica residenza universitaria della città, dovrà essere dismessa per tornare al demanio militare. Come “soluzione tampone” l’Adsu (Azienda diritto agli studi universitari) ha individuato il complesso di appartamenti “Il Moro”, dell’Ater, tra Pettino e Cansatessa. «La prima criticità è rappresentate dalla posizione, non certamente centrale e mal collegata con i poli universitari (soprattutto Roio) e il resto della città, e poi dalla natura del complesso (sono infatti appartamenti)», hanno spiegato gli studenti. «Per questo il protocollo siglato con l’Ater prevedeva l’impegno all’acquisto, da parte della stessa, di una struttura adiacente, e in commissione di vigilanza del consiglio regionale la presidente dell’Adsu, Eliana Morgante, aveva assicurato la convocazione di un tavolo tra parti sociali, Adsu, Regione, Comune, Ama e Università al fine di dotare di servizi quelle palazzine e di trovare una soluzione al problema trasporti». Una decisione da cui si è tornati indietro a fine novembre, con un atto presentato in cda. «Non solo. Si dichiarava che tutte le utenze sarebbero state a carico degli studenti», spiegano i ragazzi. «Grazie al nostro intervento l’atto è stato rimandato. Resterebbero quindi due palazzine, con capienza massima di 200 persone, che verrebbero date in affitto ai fuori sede con canone di locazione (100 euro), pagato grazie alla quota alloggio della loro borsa di studio. Gli universitari dovrebbero provvedere con i loro soldi alle spese delle utenze e del condominio. A questa situazione che in nessun modo tutela il diritto allo studio, si aggiungono l’assenza di una mensa aperta anche di sera nelle vicinanze della struttura e la mancanza di collegamenti adeguati». Da qui la richiesta di soluzioni diverse, prendendo in considerazione in primis una nuova proroga del contratto per la Campomizzi.