Caso Moro, Picardi tra gli investigatori

Ok dal Csm alla presenza del pm dell’Aquila nel pool che affiancherà la commissione parlamentare

L’AQUILA. Con una delibera passata con due sole astensioni (dei laici di area Pd Giuseppe Fanfani e M5s Alessio Zaccaria), il plenum del Csm ha autorizzato tre magistrati a collaborare con la Commissione parlamentare di inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro avvenuti nel 1978. Ma in un passaggio della delibera approvata polemizza con il presidente Giuseppe Fioroni, che riteneva che l’assemblea di Palazzo dei Marescialli dovesse limitarsi a una presa d’atto, visto anche che i tre magistrati – che svolgeranno una consulenza a tempo parziale e senza percepire alcuna indennità – erano stati indicati dal Comitato di presidenza del Csm. Le toghe che collaboreranno con la Commissione sono tre: Antonia Giammaria, magistrato distrettuale requirente della procura generale di Roma, e i sostituti procuratori di Viterbo, Massimiliano Siddi e Antonietta Picardi, pm all’Aquila. E nel passaggio del documento critico con Fioroni si dice espressamente che verificare che ogni incarico extragiudiziario sia compatibile con l’attività ordinaria del magistrato designato è un «potere-dovere» dell’assemblea plenaria del Csm; non invece «un’indebita forma di sindacato sulle decisioni adottate da altro organo, né una mera presa d’atto», «contrariamente da quanto sostenuto» in una lettera che il presidente della Commissione Moro aveva inviato al Csm. Se la delibera definisce «singolare» che i magistrati che collaboreranno con la Commissione parlamentare siano stati individuati attraverso «un’indicazione del Comitato di presidenza» dello stesso Csm, nessuna polemica c’è stata in plenum nei confronti del vicepresidente Giovanni Legnini, che ha spiegato di aver investito il Comitato di presidenza per ragioni di trasparenza, dopo che Fioroni aveva chiesto genericamente la collaborazione di tre magistrati, e ha spiegato come si è arrivati a individuare i tre pm.

La magistratura aquilana, per la verità, ebbe modo in passato di valutare un filone collaterale inerente al delitto Moro.

Per un gioco di competenze, infatti, venne processato in Corte d’Appello all’Aquila uno dei carcerieri di Moro. Si tratta di Germano Maccari, morto prematuramente nel 2001, al quale i giudici aquilani inflissero 23 anni di carcere. Maccari fu arrestato nel 1993, quindi molti anni dopo il delitto, in seguito a una soffiata di una brigatista rossa pentita.

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