Castel di Sangro, è disabile e non la vogliono “a studio”

2 Agosto 2016

Il caso di una giovane laureata in giurisprudenza che non riesce a fare pratica legale per sostenere l’esame da avvocato

CASTEL DI SANGRO. Potrebbe sembrare la solita storia di discriminazione all’italiana, in cui la disabilità fisica è di ostacolo all’ovvio riconoscimento di diritti e doveri. Ma la cosa che fa più male, probabilmente, è il fatto che stia accadendo in una realtà quale quella di Castel di Sangro, una di quelle in cui si spera sempre nella comprensione e nell’empatia del compaesano di turno. Alessandra Fisco, attraverso l’associazione Progetto Comune, che realizza anche anche il bimestrale a diffusione locale “Noi 1848”, cerca di far sentire la sua voce e far valere i suoi diritti. La giovanissima sangrina, laureatasi nel dicembre 2015 in giurisprudenza, non è ancora riuscita a trovare uno studio legale nel quale svolgere il tirocinio di 18 mesi previsto obbligatoriamente per avere accesso all’esame di abilitazione da avvocato. «Alla mia richiesta», spiega, «ho ricevuto sempre cortese ma netto rifiuto, variamente motivato. In alcuni paesi più piccoli, come nel mio, il “sociale” è trattato poco, e spesso anche in maniera inadeguata; forse a causa di una diffusa forma mentis poco allenata all’esercizio della visione dell’individuo come soggetto capace di compiere determinate azioni che rientrano nella normale quotidianità. E se gli articoli 3 e 4 della Costituzione del nostro paese affermano una pari dignità sociale in capo ad ogni soggetto, e il riconoscimento a ognuno di loro del diritto al lavoro e la promozione delle condizioni che ne rendano effettivo questo diritto, nella realtà ciò non accade». Tra le previsioni normative e l’effettiva applicazione qualcosa va a perdersi, inesorabilmente. Le istituzioni fanno finta di non vedere, e ai molti malcapitati non resta che restare ad aspettare. Ma Alessandra non ci sta. «Questo stato di cose non deve rimanere nell’immobilità. Bisogna, invece», aggiunge, «richiamare l’attenzione sui casi e sollecitare la fantasia, oltre che la ragione, per ottenere quanto prescritto dalle norme. Il soggetto che presenta difficoltà oggettive, cioè indipendenti da lui, per lo sviluppo della sua completa personalità viene visto come disturbo alla vita normale organizzata dagli altri, per i quali rappresenta un problema e non una risorsa». La storia è rimbalzata sul web fino ad arrivare sulla pagina della celebre Onlus “Vorrei Prendere il Treno”, che si occupa a livello nazionale di lottare «col sorriso, per i diritti di tutti, contro ogni barriera». I dubbi, le incertezze e le ansie sul futuro caratterizzano la vita e alimentano le paure di tutti i giovani di oggi, ma c’è chi a queste deve aggiungere le discriminazioni dovute a una disabilità che per nulla influirebbe sul lavoro intellettuale cui aspirano e cui hanno diritto.

Marika Onorato

©RIPRODUZIONE RISERVATA