Celano, 110 persone senza casa

Un centinaio gli stabili inagibili, scuole chiuse tutta la settimana

CELANO. Sono 110 le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa, un centinaio in tutto gli stabili inagibili, la strada per Ovindoli bloccata dalla frana di un ripido costone roccioso. La città è stata toccata nei propri simboli storici - il castello, tutte le chiese, il centro storico - e ora cerca di affrontare l’emergenza. Una squadra di tecnici volontari, che lavora gratuitamente, sta verificando casa per casa i danni, sotto il coordinamento del Comune (uno staff tecnico di 12 persone) guidato dal commissario prefettizio Mauro Passerotti e dal segretario comunale Idio Falcone.

«I danni sono seri», spiega Falcone, «del resto, se solo si considerano tutte le chiese chiuse, si capisce che siamo in una situazione di profondo disagio. Faccio degli esempi: il muro nuovo, ai margini di piazza IV Novembre, presenta dei problemi. In altre zone abbiamo già demolito quattro abitazioni pericolanti».

«Per il momento», aggiunge il segretario comunale, «abbiamo ottenuto dal ministero dell’Interno e dalla Protezione civile 20 tende, con 30 bagni chimici, più quattro tende grandi da adibire a ospedale da campo e mensa. Un centro di accoglienza è stato allestito nei campi da tennis di via La Torre. Ora scatta il monitoraggio degli edifici scolastici, e le lezioni non riprenderanno prima di lunedì. Domani (oggi ndr) scriverò una lettera all’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila per chiedere ausilio tecnico, anche se un plauso va al grande lavoro che stanno svolgendo i nostri tecnici volontari. Il commissario prefettizio si è impegnato con il ministero che risponde con attenzione».

LA FRANA. Dal costone roccioso, subito dopo le ultime case di via Aquila, si sono staccate numerose pietre di grosse dimensioni. La strada è stata interrotta dall’Anas che ha chiuso il traffico con una doppia barriera. La frana ha riguardato anche altri punti della strada che da Celano conduce a Ovindoli (vedi articolo in basso).

VIA SAN FERRANTE. Nel cuore del centro storico, sul versante che guarda verso sud, le lesioni nelle abitazioni sono numerose, in particolare all’altezza di palazzo Marinucci, già distrutto dal sisma, e dall’orto botanico. La strada è impraticabile, le macerie hanno già distrutto due auto. È questa la zona più colpita dal sisma. La scossa che ha provocato il maggior numero di danni non è stata quella devastante della notte, ma quella che si è sprigionata nel tardo pomeriggio di martedì. L’onda d’urto, da nord verso sud, ha ferito la città più di quanto fosse lecito attendersi.

LA PSICOSI. Le belle piazze della città si sono trasformate in quartieri dormitorio. Intere famiglie, da oltre una settimana, hanno abbandonato la propria abitazione e preferiscono nottate al freddo, avvolti nelle coperte, per cercare di riposare più tranquilli. Ogni movimento, ogni rumore, che siano una porta sbattuta oppure il rombo di una moto, vengono vissuti con sussulti e tensione. Se vogliamo, l’unico effetto non negativo provocato dal terremoto è quello di aver riaggregato intere famiglie in questo momento di paura.