Cerchio: morto sul campo di calcio, pagano anche Figc e Lega 

Condannate insieme all’Amatori Aielli: mezzo milione ai familiari di Tofani. Certificato medico falsificato dopo la tragedia. Ecco le accuse del giudice

CERCHIO. L’Associazione sportiva dilettantistica Amatori Aielli, la Federazione italiana giuoco calcio (Figc)e la Lega nazionale dilettanti (Lnd) devono risarcire moglie e figlie di Giuseppe (Pino) Tofani, il calciatore di Cerchio morto a 53 anni durante una partita del campionato amatoriale della Provincia dell’Aquila. Mezzo milione di euro da pagare agli eredi (in solido tra loro) in base alla sentenza del tribunale civile di Sulmona.

Giuseppe (Pino) Tofani

Per il giudice Giuseppe Ferruccio ci sono responsabilità colpose, tanto che per la moglie e le figlie di Tofani, assistite dall’avvocato Berardino Terra, è stato riconosciuto il danno da perdita del rapporto parentale. Una sentenza storica per l’Abruzzo e tra le primissime in Italia che chiama in causa anche Figc e Lega dilettanti.
La tragedia si consumò il 16 febbraio 2013 a Bugnara. Era in corso la gara tra la Federlibertas Bugnara e l’Amatori Aielli. Tofani, con un passato da calciatore di buon livello e da allenatore, entrò al 35’ del secondo tempo e 13 minuti dopo si accasciò a terra. Morì poco dopo. Un infarto, come confermato successivamente dal medico legale. Dalle successive indagini emerse che l’uomo era sprovvisto di idonea certificazione all’attività sportiva (l’ultima risaliva a novembre 2011, con scadenza l’anno successivo). Tofani soffriva di ipertensione arteriosa, come confermato sia dai familiari che dal medico curante. Inoltre, il medico sportivo Giuseppe Cerone ha negato di avere sottoposto a visita Tofani nell’anno e mezzo antecedente alla morte. Lo stesso Cerone aveva confermato di avere rilasciato 18 certificati di idoneità ad altrettanti atleti dell’Amatori Aielli. Per Tofani il certificato di idoneità arrivò dopo la morte, con data di scadenza 20 settembre 2013. Un falso. Come accertato dalle indagini in sede penale (il processo è tutt’ora in corso, ndr). Solo dopo il decesso, infatti, fu presentata una certificazione in copia fotostatica, in parte illeggibile. Fotocopia, secondo l’accusa, consegnata da soggetti diversi da Tofani. Ma sia Gaetano Marinucci che Cesare Ciotti, all’epoca dirigente e presidente del club, negarono di avere ricevuto il certificato. Situazione di incertezza che per il tribunale avvalora la tesi della falsità.
Una diagnosi del Dipartimento di prevenzione medicina dello sport, secondo il giudice, sarebbe stata di ostacolo al rilascio dell’idoneità.
Quel maledetto giorno, sempre per l’accusa, Tofani fu costretto a un rilevante sforzo fisico, con una temperatura vicina allo zero e con indosso la sola divisa di gioco. Da qui le responsabilità della società Amatori Aielli. Analoghe responsabilità, per il giudice del tribunale di Sulmona, anche per Figc e Lnd quali organizzatori del campionato di calcio amatoriale e per essersi avvalsi, tali enti, dell’opera dell’Asd Amatori Aielli in funzione del perseguimento delle loro finalità, tra le quali la tutela della salute degli atleti. Il dovere di tutelare gli atleti dal punto di vista medico-sportivo (anche – ma non solo – attraverso l’acquisizione della certificazione di idoneità più volte richiamata), recita la sentenza, costituisce per Figc e Lega dilettanti anche l’oggetto di una obbligazione di fonte negoziale, a sua volta derivante dal fatto del tesseramento. Tesseramento regolarmente certificato con il cartellino numero 001009 che la Federazione aveva rilasciato a Tofani, valido per la stagione sportiva 2012-2013.
Al calciatore morto è stato riconosciuto il concorso di colpa in misura del 50%, sapendo egli delle sue condizioni di salute, e per tale ragione il risarcimento è stato inferiore alle iniziali richieste avanzate dai familiari.
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