Chemioterapie “fuori protocollo”, processo all’Aquila: domani si decide sui sette medici indagati

Guerra delle oncologie all’Aquila: a breve la decisione del Gip. L’udienza dopo l’istanza di archiviazione del pm impugnata dal grande accusatore, Luciano Mutti
L’AQUILA. Si dovrebbe sapere nelle prossime ore, forse domani, la decisione del Gip del tribunale dell'Aquila Marco Billi in merito alla vicenda giudiziaria innescata dalla denuncia del primario di oncologia dell'ospedale dell'Aquila, Luciano Mutti, secondo cui nell'ambito della oncologia provinciale della Asl sarebbe stata somministrata chemioterapia fuori protocollo che avrebbe portato ad una decina di decessi, accusando in tal senso il suo collega di ateneo Enrico Ricevuto, responsabile del territorio e suo predecessore.
In seguito alla richiesta di archiviazione da parte del pm Ugo Timpano, titolare di una inchiesta che vede come indagati sette medici, tra cui lo stesso grande accusatore, che ha impugnato l'istanza, il Gip si è riservato il pronunciamento.
Il caso è scoppiato lo scorso anno su un esposto di Mutti ed ha portato la Asl provinciale dell'Aquila a vietare sul territorio prescrizioni non in linea con quelle del reparto del San Salvatore. Il pm ha chiesto la archiviazione nonostante una consulenza affidata a due importanti esperti, l'ordinario di oncologia Mario Roselli e l'associato di medicina legale Gian Luca Marella, entrambi dell'ateneo di Tor Vergata a Roma, abbia stabilito che in almeno tre casi le terapie antitumorali non autorizzate avrebbero ridotto la sopravvivenza dei pazienti e causato grave tossicità. Secondo il pubblico ministero, sebbene ci siano profili di criticità, gli stessi non sono tali da poter stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che con i protocolli ufficiali i pazienti sarebbero guariti o vissuti più a lungo.