Cialente esulta: «Ce l’abbiamo fatta»

Il sindaco rivela il rischio (scongiurato) di perdere la manifestazione. Anche i vertici dell’Ana tracciano un bilancio positivo

L’AQUILA. Ora che la pagina dell’Adunata è ufficialmente annoverata tra quelle più belle nella storia della città, il sindaco Massimo Cialente si lascia andare a una confessione. «Mesi fa», dice, «c’è stato il rischio di perdere quest’opportunità. Anche per colpa di alcuni gufi. Fu fatta una verifica perché non tutti credevano che saremmo stati in grado di gestirla. Per fortuna è andata diversamente. E per questo bisogna dire alcuni grazie».

IL BILANCIO. Il sindaco e il consigliere comunale Giuliano Di Nicola delegato alla manifestazione si rivolgono «a tutti coloro che, nei diversi ruoli, hanno dato il loro contributo per la perfetta riuscita della manifestazione. Un primo ringraziamento va a tutte le aquilane e gli aquilani che hanno accolto con calore e affetto gli alpini, fraternizzando con loro e ringraziandoli con sconfinata riconoscenza per l’aiuto ricevuto nel momento del bisogno. Un pubblico riconoscimento va alla generosità di quelle famiglie che hanno ospitato le penne nere, disinteressatamente. L'Aquila e gli aquilani hanno vinto la loro sfida. Un sentito ringraziamento va anche all’Ana e al Coa per la fiducia incondizionata che ci hanno accordato, da noi ricambiata con sincera amicizia e profonda stima; al prefetto e al questore; alle forze dell’ordine; ai medici e al personale Asl e a tutti i volontari. Infine, rivolgiamo i nostri sentimenti di profonda gratitudine a tutta la macchina comunale. Rivolgiamo la nostra riconoscenza a tutti i settori, sia quelli in prima linea (polizia municipale, Protezione civile comunale, dirigenti e funzionari di Suap, Opere pubbliche e ricostruzione, agli operai del Comune, alle ex municipalizzate Asm, Ama, Afm) ma anche a tutti gli altri settori che non hanno mai smesso di lavorare, nell’interesse dei cittadini. Quando si fa squadra, quando si crede nello stesso obiettivo e si va avanti uniti, i risultati sono visibili oltre che lusinghieri. Il successo conseguito deve spingere la politica, ma soprattutto i cittadini, a valorizzare il lavoro fatto. La città ha dimostrato di essere pronta per i grandi eventi. Cerchiamo, uniti, di restituirle il ruolo che le compete».

IL MONDO ALPINO. Da domenica sera il cellulare di Luigi Cailotto, presidente del Comitato organizzatore, continua a squillare ininterrottamente. Telefonate e messaggi di gratitudine da tutta Italia. Cailotto traccia il bilancio. «Rispetto a tutte le adunate vissute, sia come alpino che come dirigente Ana, questa è stata quella del cuore. Il rapporto con la gente, la grande partecipazione lungo tutto il percorso resterà un’immagine impressa per sempre nella mente dei nostri alpini. Cercavamo questo, eravamo consapevoli di incontrare amici che avevano sofferto tanto. L’adunata sarà l'inizio di un nuovo ciclo per L’Aquila: la dimostrazione che questa terrà può e deve rialzarsi con la forza e la nobiltà d'animo che caratterizzano il popolo abruzzese. Ho vissuto un’emozione intensa e indimenticabile», conclude Cailotto, «e come me migliaia di alpini, accolti con enorme entusiasmo. Grazie all’Abruzzo e all’Aquila. Torneremo presto». Di «adunata storica» parla Giovanni Natale, presidente dell’Ana sezione Abruzzi. «Una delle più belle e sentite per il legame profondo tra gli alpini e la città. Un grazie agli alpini tributato da questa terra con una partecipazione corale. Il sentimento di gioia era palpabile», dice Natale, «così come l’emozione, il bisogno di stringersi intorno a un Corpo che tanto ha dato alla nostra patria e all’Abruzzo». Lo sforzo organizzativo compiuto dall’Ana, in questi ultimi mesi, è stato ricompensato, considerando anche le difficoltà logistiche. «Non ci aspettavamo una simile partecipazione. L’accoglienza e il calore dimostrati dalla città hanno fatto la differenza. Nessuna sbavatura, nessun inconveniente», conclude. «Veder sfilare tante penne nere con L’Aquila e per L’Aquila ci ha ripagati dell’impegno che l’associazione ha profuso con l’ausilio di tanti volontari e alpini».

(ha collaborato

Monica Pelliccione)

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