Delusione per le mancate «adozioni» dei monumenti simbolo della città: pochi i soldi arrivati

Cialente rilancia la tassa di scopo

Il sindaco: servono risorse per la ricostruzione e per la copertura delle tasse

L’AQUILA. Una tassa di scopo per la ricostruzione della città. A risollecitare l’adozione di misure straordinarie, così da poter fronteggiare «un’emergenza senza precedenti nella storia italiana degli ultimi cento anni», è il sindaco Massimo Cialente che è anche vice commissario per la ricostruzione. Intanto è grande la delusione per il fallimento dell’operazione «lista di nozze», ideata in occasione del G8.

«Sono consapevole» afferma Cialente «che si sta facendo molto per il problema delle macerie, ma ora bisogna mantenere questo lavoro di squadra anche per le altre problematiche». Nodo centrale la carenza di fondi per la ripresa e la ricostruzione. Una richiesta straordinaria di fondi per rimettere in piedi la città che contava anche sul recupero - attraverso le «adozioni» - dei monumenti simbolo contenuti nella «lista di nozze». Ma la «colletta» ha funzionato poco.
Così, a pronunciarsi a favore della tassa di scopo è anche il soprintendente Luciano Marchetti, che ricopre anche il ruolo di vice commissario per i Beni culturali. «L’idea mi piace molto» dice «ma non so se la cosa sarà fattibile. Comunque, tassa o non tassa, l’importante è avere le risorse necessarie».

Per il commissario Gianni Chiodi, «sarebbe, invece, auspicabile trovare i fondi attraverso i tagli alla spesa pubblica, evitando così di mettere le mani nelle tasche degli italiani». Diversa la posizione di Cialente, sempre più convinto della necessità di una tassa di scopo, «da utilizzare non solo per la ricostruzione. In ballo c’è anche la copertura finanziaria della sospensione delle tasse. Purtroppo» spiega «la sospensione delle tasse, che abbiamo avuto dal primo gennaio al 30 giugno, attualmente non ha copertura finanziaria per 463 milioni di euro. E se non si trovano i soldi saremo costretti, a partire dal primo luglio, a pagare tasse nuove e arretrate». Nodo centrale, per Cialente, resta poi la zona franca. «È vero che è stata approvata» commenta «ma 45 milioni di euro per quattro anni sono davvero pochi e poi bisogna approfondire il discorso dei fondi Cipe. All’Aquila spetta una parte dei 4 miliardi per la ripresa produttiva, ma di questo non si sa nulla».