Commercio in crisi L’Ascom chiede gli uffici in centro

La proposta di Mariotti per arginare le chiusure dei negozi «Favorire il ritorno degli sportelli delle società partecipate»

SULMONA. Nuove aperture dimezzate e 48 saracinesche abbassate lungo corso Ovidio – più della metà del totale dei negozi – e quasi tutte concentrate nella parte Sud. Numeri e dati che impongono considerazioni più approfondite sul livello di crisi del commercio cittadino e che necessitano di una riflessione che va oltre la solita litania sul caro affitti.

Ne è convinto Claudio Mariotti, presidente di Ascom Fidi Ascom servizi, che bolla come un falso problema la questione dei canoni e invoca l’apertura di uffici pubblici lungo il corso per invertire la rotta. «I proprietari dei negozi hanno rimodulato da tempo i loro affitti per andare incontro ai commercianti oppure li hanno lasciati bloccati da anni. Quindi la questione caro affitti è un falso problema. Va poi detto che la crisi è forte e lo dimostra il fatto che, nonostante i canoni calmierati, i negozianti non riescano a stare al passo col pagamento dei canoni. Ci sono commercianti che restano indietro di un anno e mezzo. Coi proprietari che, invece, continuano a pagare l’Irpef e le tasse comunali sui loro locali da cui non riscuotono gli affitti».

Da qui la proposta di un intervento dell’amministrazione comunale sulle tasse di sua competenza e sulla dislocazione degli uffici delle società partecipate in centro, oltre che su aiuti una tantum ai commercianti più indebitati. «L’unica cosa è far tornare gli uffici comunali o gli sportelli di front office delle società partecipate», propone Mariotti. «Solo così si ricreerebbe il movimento necessario in centro storico affinché i negozi tornino a essere un presidio naturale. Per questo, però, serve uno sforzo dell’amministrazione comunale perché siamo arrivati a un punto di non ritorno, altrimenti il rischio è quello di amministrare una città di fantasmi».

A ciò si aggiunga il picco delle vendite on line, che non aiuta i piccoli negozi del centro o i grandi marchi in franchising che non considerano appetibile la città e che la stanno abbandonando progressivamente. Senza contare i balletti sull’isola pedonale che vanno avanti da anni e le polemiche sui parcheggi a pagamento. Da sempre la maggioranza dei commercianti chiede la sosta gratuita almeno per un tempo limitato per chi arriva in centro per lo shopping. Nello stesso tempo, va tenuto in considerazione il fatto che le abitudini sono cambiate e che anche gli orari di apertura dei negozi dovrebbero essere più flessibili, andando incontro alle esigenze di chi lavora o dei turisti che troppo spesso, nei giorni festivi, trovano la gran parte delle saracinesche abbassate.

«Uno sforzo in più devono farlo pure i commercianti», incalza Mariotti. «Non si possono tenere gli stessi orari di 20 anni fa. Né ci si può improvvisare negozianti, non a caso restano in vita i negozi storici che hanno alle spalle una tradizione, mentre è un continuo turn over delle nuove attività». In attesa del bilancio che gli uffici comunali tracceranno a fine mese, restano 37 le attività che hanno abbassato le saracinesche nel 2014, di cui 4 tra bar e ristoranti, una di commercio ambulante e 32 al dettaglio. Tra queste, 14 erano in centro e 18 fuori. Le nuove attività avviate, invece, sono 48, tra cui 30 di commercio al dettaglio, 7 attività di ristorazione, 5 di ambulanti a posto fisso e 6 itineranti.

Federica Pantano

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