Commissione grandi rischi Castelli: "Solidarietà ai sette"

"Sono colpevoli solo di non aver saputo vaticinare il futuro", sostiene il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti ed ex ministro della Giustizia Roberto Castelli all'indomani del rinvio a giudizio per tutti e sette i componenti della commissione Grandi Rischi

L'AQUILA. "Da ingegnere e quindi votato alle scienze razionali, non posso che espirmere tutta la mia solidarietà ai componenti della Commissione Grandi rischi dell'Aquila, colpevoli solo di non aver saputo vaticinare il futuro. Dobbiamo svegliarci nel 2011 e scoprire che in Italia c'è ancora chi non conosce la differenza tra scienziati e sciamani". Lo afferma il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti ed ex ministro della Giustizia Roberto Castelli all'indomani della decisione con cui il gup Giuseppe Romano Gargarella ha disposto il rinvio a giudizio per tutti e sette i componenti della commissione Grandi Rischi per omicidio colposo plurimo e lesioni gravi.

Alla sbarra andranno Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, unico imputato di origini abruzzesi (i nonni erano di Ofena) già vice capo della Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e padre del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Secondo l'accusa al termine della riunione tenuta all'Aquila il 31 marzo del 2009, sei giorni prima del sisma, pure nella imprevedibilità del terremoto, i sette avrebbero fatto dichiarazioni rassicuranti che avrebbero indotto molti aquilani a restare nelle loro case

LE ACCUSE. Tutto il complesso accusatorio verte sul verbale del 31 marzo 2009 redatto dalla commissione, nel quale si riteneva, sostanzialmente, poco probabile il verificarsi di un forte terremoto, nonostante il perdurante sciame sismico manifestatosi ormai da svariati mesi. Secondo le conclusioni alle quali sono arrivati i pm della Procura, e accolte dal gup, proprio questo documento presenterebbe delle carenze di tipo sostanziale. Si contesta, in particolare, «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione all’attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico». Nello stesso capo d’imputazione si legge, tra l’altro, che «sono state fornite, dopo la riunione, informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica, vanificando, in tal modo, le attività di tutela della popolazione». Secondo la Procura della Repubblica, pertanto, gli imputati «sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione», anche per quanto attiene al profilo dell’informazione. Queste notizie rassicuranti «hanno indotto le vittime a restare nelle proprie abitazioni». A ciò si aggiunge anche una dichiarazione di De Bernardinis che invitava tutti a star tranquilli «e bere un buon bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo».

LA DENUNCIA. Tutto è partito da una denuncia presentata dall’avvocato aquilano Antonio Valentini il quale ha prospettato alla procura un semplice ragionamento. «Se come è noto e condiviso» scrisse nell’esposto, «i terremoti non sono prevedibili, come è stato possibile arrivare ad affermazioni rassicuranti che hanno fuorviato la gente?». Poi come hanno sostenuto gli stessi investigatori, sono arrivate altre testimonianze di gente che ha sostenuto, appunto, di loro familiari condizionati dalle rassicurazioni degli esperti. E allora l’indagine è decollata. Tra le prove anche articoli del nostro quotidiano acquisiti dalla polizia giudiziaria.

LA DIFESA.
Nella giornata di ieri ci sono state le repliche di due principi del foro. «La commissione Grandi rischi deve dire qual è la situazione, non deve suggerire fate questo o fate quello, perché è un compito dell’esecutivo», ha detto ieri Alfredo Biondi, ex ministro della Giustizia, legale del professore di Fisica terrestre Claudio Eva. Biondi e l’avvocato Franco Coppi hanno comunque accettato la decisione del giudice. L’avvocato genovese ha comunque ammesso che celebrare questo e altri processi sui crolli fuori dall’Aquila, come voleva qualcuno, «sarebbe stato immorale». «Speravamo in qualcosa in più» ha detto Coppi «ritengo che qualche distinzione tra accusati poteva essere fatta anche in questa fase ma un rinvio a giudizio non è una sentenza di condanna.

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