Consumi del gas, vince la causa contro l’Eni

Il giudice dà ragione al macellaio Saccoccia: si paga solo la quantità utilizzata e non quella presunta

SULMONA. Consumo di gas? Si paga solo quello effettivo, e non quello presunto, come ha sentenziato il tribunale di Sulmona che ha dato ragione a Giovanni Saccoccia, di professione macellaio, in lite con la multinazionale dell’energia. Si è conclusa ieri una complessa vicenda che aveva preso il via davanti al giudice di pace di Pratola Peligna, in seguito a un decreto ingiuntivo di varie migliaia di euro. Giovanni Saccoccia, che da anni non abitava più nella casa dove era installato il contatore, quando vi è tornato aveva stipulato un contratto con altro fornitore. Per l’Eni, tuttavia, quel contatore aveva continuato a girare, fino a segnare più di cinquemila metri cubi di gas. E il giudice di pace, in un primo momento, aveva ragione piena alla società, non consentendo un sopralluogo per leggere il contatore che segnava ancora il vecchio consumo; non incaricando un tecnico per compiere dei rilievi, e condannando alle spese di causa il malcapitato utente. Saccoccia non si è dato per vinto, e fidando sempre nella giustizia, ha proposto appello davanti al tribunale. Il giudice Giuseppe Ferruccio ha ribaltato la sentenza di primo grado e ha riconosciuto all’Eni solo le poche centinaia di metri cubi che il contatore effettivamente segnava. Nel grado di appello l’Eni ha addirittura sostenuto che il suo stesso contatore non poteva fare fede, perché poteva essere stato manomesso: un’insinuazione che ha fatto sorridere Saccoccia, tanto era campata in aria e tanto sembrava una presa in giro. E lo stesso giudice Ferruccio ha evidenziato che sarebbe stato onere di Eni Spa «fornire una puntuale dimostrazione dell’effettiva entità della pretesa». L’Eni ha ricevuto un sostanziale rimbrotto dal tribunale perché, dopo aver chiesto di poter acquisire e produrre documentazione proveniente dalla società di distribuzione, così da eliminare ogni incertezza in merito alla rispondenza al vero delle fatture, non ha dimostrato proprio niente. L’Eni ha provato anche a sostenere che l’utente avrebbe dovuto contestare in tempo le fatture; ma anche su questo il giudice, con il richiamo a varie sentenze della Corte di Cassazione, ha escluso che questo principio potesse applicarsi. (c.l.)

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