Ma l’azienda non vuole cedere e chiede ancora<br />di poter utilizzare l’area espropriata in zona Sant’Antonio

Coop, è scontro con il Comune

Il sindaco: «I lavoratori usati come scudi umani»

L’AQUILA. «La motivazione addotta dalla Coop Centro Italia, che ha annunciato la chiusura dei tre punti vendita, è scandalosa». Va giù duro il sindaco Massimo Cialente.«Dietro l’assurda decisione dell’azienda si cela solo la volontà di abbandonare al più presto L’Aquila e lasciare sul lastrico novanta lavoratori, adducendo come scusa l’esproprio dei terreni in località Sant’Antonio», tuona Cialente.

«Non è giustificabile la scelta della Coop, che ha posto in mobilità 90 dipendenti, ai quali esprimo solidarietà», dichiara Massimo Cialente, «la motivazione fornita, ovvero l’esproprio dei terreni dove sarebbe dovuto sorgere un Ipermercato della stessa azienda per la realizzazione dei moduli abitativi per gli aquilani rimasti senza casa dopo il terremoto, è scandalosa». Il sindaco tiene a precisare che il Comune non ha espropriato nulla: «Il terreno acquisito dalla Protezione civile era da sempre destinato a socio-sanitario. Si tratta di un’area non ottimale per la realizzazione di un ipermercato».

L’annuncio dei licenziamenti viene bollato dal sindaco come «strumentale».
«Tanto più ingiustificabile», dice, «se si considera che il centro vendita del Torrione è agibile, mentre il supermercato di Pettino risulta classificato come B e potrebbe riaprire i battenti entro tre settimane. Per quanto riguarda la sede di Pile, già classificata come E, quindi inagibile, ci sono dei cambiamenti».

I tecnici della Protezione civile hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel supermercato Coop di Pile: «Una procedura inusuale per tutti i sopralluoghi» dice Cialente, «ma pretesa dalla Coop. Secondo la nuova classificazione, scaturita dal sopralluogo, lo stabile è risultato di categoria B. Potrà, quindi, riaprire in poche settimane».
Solo pretesti, quelli addotti dalla società Coop, evidenzia il primo cittadino, come accaduto per la Transcom. Stesso percorso per arrivare ad una sola conclusione: la chiusura dell’attività con la messa in mobilità di tutti i dipendenti. «Nella fase del terremoto», incalza Cialente, «alcune aziende stanno utilizzando i lavoratori come scudi umani, umiliando persone già duramente colpite dalla tragedia, per esercitare pressioni ora sul governo centrale, ora come nel caso della Coop, sul Comune per ottenere risultati nel campo urbanistico. Se è odioso che ciò sia fatto da imprese private trovo ancora più esecrabile che questo comportamento sia praticato da chi si richiama al movimento cooperativo e che dietro a questi valori sociali, storici e culturali gode, tra l’altro, di particolari privilegi nel nostro Paese».

Cialente non lascia margini alla trattativa: «Questa tattica non funzionerà. Ribadisco che è vero che siamo terremotati, ma tutti gli aquilani esigono rispetto e non intendono cedere, a cominciare dal sindaco, ad alcun tipo di ricatto». In risposta alla decisione dell’azienda di chiudere i tre punti vendita presenti in città, a Pettino, Pile e al Torrione, i 90 lavoratori hanno avviato subito la mobilitazione: martedì sera si è tenuta un’assemblea alla presenza per stabilire le forme di protesta.

Come primo atto i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia e sospendere momentaneamente l’attività del supermercato Coop del Torrione, l’unico ancora aperto.

Intanto, la Coop, in una lettera aperta alla comunità abruzzese, torna a chiedere «di poter realizzare un supermercato di 3500 metri quadrati in località Sant’Antonio». Ad oggi, dunque, è ancora possibile creare prospettive di consolidamento e sviluppo occupazionale.
«Chiediamo», conclude la Coop, «di poter investire e crescere: è l’assenza di risposte che crea precarietà del lavoro e disoccupazione».