Crocifisso, recuperata pure la testa

Collemaggio, le macerie della cupola lo hanno protetto dal degrado.

L’AQUILA. Fino all’alba del 6 aprile, sovrastava l’arco trionfale della chiesa-simbolo dell’Aquila: era la prima immagine che appariva a chi, entrando nella basilica di Collemaggio, alzava lo sguardo. Quella notte, il crocifisso in legno policromo del Quattrocento, attribuito al maestro di Visso, un’opera di centrale importanza per lo studio della produzione artistica del periodo, è venuto giù, insieme a tutto il transetto della chiesa. Sopra alla scultura sono andati a finire anche i resti della cupola centrale, crollata in seguito all’esplosione dei pilastri. Di ieri la notizia che per gli esperti ha del «miracolo»: il corpo della statua era stato ritrovato quasi integro, ma ieri tra le macerie sono stati recuperati anche importanti frammenti del capo del Cristo crocifisso. All’appello mancano ancora la bocca e un occhio della scultura, ma gli studiosi assicurano: il crocifisso sarà recuperato in buona parte.

Il ritrovamento è avvenuto durante la rimozione controllata delle macerie dalla chiesa grazie al lavoro delle squadre dei vigili del fuoco, dei volontari di Legambiente e dei funzionari delle Soprintendenze. Il corpo della scultura era stato rinvenuto già alcune settimane fa nel corso di uno scavo mirato, mentre la testa è emersa dalle macerie solo ieri. Intanto, continuano i lavori per recuperare i frammenti delle braccia e delle dita dei piedi. «La testa» spiegano i funzionari delle Soprintendenze archeologica e ai Beni storico artistici che guidano il gruppo di lavoro, Vincenzo Torrieri e Bianca Maria Colasacco «è stata trovata divisa in quattro frammenti che presentano distacchi verticali progressivi dal retro verso il volto; è come se, nell’impatto violento con il pavimento dovuto alla caduta, questa parte del crocifisso, si fosse sfogliata come un libro.

Nonostante questo il pezzo è in buono stato di conservazione perché le polveri e i materiali sciolti degli intonaci l’hanno protetto creando una sorta di micro-ambiente asciutto e asfittico privo, quindi, di qualsiasi attività di degrado. Sono, infatti, ancora perfettamente riconoscibili le parti dipinte, con le gocce di sangue che dalla corona di spine cadono sulla fronte e gli stessi capelli». «Un miracolo» secondo la dottoressa Colasacco che sostieme: «È un Cristo crocifisso due volte. Se si pensa a tutto il materiale che gli è caduto sopra, ci si rende conto di quanto fosse poco probabile ritrovare la scultura in buono stato. Certo delle parti sono ancora mancanti, come un occhio e la bocca, ma i lavori continuano e siamo molto fiduciosi.

La particolarità di questa opera è dovuta proprio al fatto che essa presenta ancora la pellicola pittorica originaria che purtroppo è stata in parte perduta in seguito al terremoto. Vorrà dire che anche il crocifisso avrà impressi i segni della sua storia». Intanto, già si pensa ad un restauro quasi completo dell’opera. «Ancora una volta» sottolinea il vice commissario delegato per la tutela del patrimonio culturale, Luciano Marchetti «ci troviamo di fronte ad un recupero importante che ci permetterà di restituire alla comunità aquilana un’opera d’arte preziosa sia per il suo valore artistico che per quello di devozione popolare. È un recupero che sa di miracoloso, se si pensa a quello che questo crocifisso ha subito. Caduto sul pavimento a seguito della scossa ha subito la rottura della testa e degli arti dal corpo; subito dopo tutti questi frammenti sono stati schiacciati dal crollo della cupola centrale».