Da polo industriale a polo culturale

22 Ottobre 2009

Come cambia la città dopo il sisma. Le mille vite del nucleo di Bazzano

BAZZANO. All’inizio era il regno dei Nannicelli, la famiglia di Paganica non nobile ma prepotente che nel 1500 riuscì a farsi spazio fra re, baroni, banditi di varia natura e cattiveria. E proprio al centro di quella vasta area, conosciuta oggi come il nucleo industriale di Bazzano, costruì il grande casale che esiste ancora oggi.

Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso era ancora una distesa di prati e di orti bagnati dalle acque del fiume Vera che nasce a Tempera e poi scende giù fino a buttarsi nell’Aterno. I ricordi di bambino mi portano a quelle giornate assolate quando con mio padre andavo a raccogliere in grandi lenzuola il foraggio secco che poi portavamo nei fienili da riempire in vista dell’inverno quando non ci sarebbe stata più erba fresca per le mucche da latte.

Poi arrivò l’industrializzazione e il segno del mondo contadino che stava sparendo, fu tutto o quasi in quella vasta area fra Bazzano, Paganica, Onna e Monticchio. La prima cosa che fu costruita a dire il vero fu un inceneritore. Sorgeva a duecento metri da Onna (che di sventure evidentemente ne ha da vendere). Oggi se a qualcuno venisse in mente di realizzare un impianto di quel tipo prima che in galera verrebbe portato al manicomio.
Per qualche anno i rifiuti della città venivano semplicemente bruciati e ancora ho nel naso l’odore acre che al mattino si spargeva nelle viuzze del paese, mentre da lontano si vedeva il fumo nero e denso uscire dal comignolo alto più di venti metri.

Intanto, pian piano sorgevano capannoni, piccole aziende artigianali, e a due passi dalla stazione di Paganica arrivò anche l’Italtel, che aveva la sua sede principale nel Nucleo di Pile ma nel momento del suo massimo sviluppo (oltre 5.000 operai) ebbe bisogno di altri locali che furono individuati a Bazzano. Finita l’era delle partecipazioni statali e dei contributi a pioggia, nel nucleo della zona est della città di industriale è cominciato a rimanere ben poco. Qualche lodevole eccezione pure c’è stata e c’è ma è, appunto, l’eccezione che conferma la regola.

Qualche anno fa il Centro fece una piccola inchiesta su come stava cambiando volto il Nucleo di Bazzano. E venne fuori quello che era ben visibile a tutti: al posto delle industrie stavano sorgendo supermercati e centri commerciali. Quando crebbe la sensibilità per l’ambiente e per le cose del passato si scoprì (grazie anche all’archeologo Vincenzo D’Ercole) che nella zona del nucleo di Bazzano prima della conquista romana, quindi dai tremila ai duemila anni fa, c’era stata una grande città e una vasta necropoli. Ma dopo i primi scavi si è preferito lasciare tutto sotto terra in attesa di soldi e tempi migliori.

Dopo il terremoto il Nucleo cambia ancora volto e sta diventando un polo culturale: prima è arrivato l’Archivio di Stato, poi la direzione regionale dei Beni culturali, poi la facoltà di Lettere e filosofia, presto ci sarà anche la biblioteca provinciale. Chi avrebbe mai pensato che le austere sale della Tommasiana potessero essere trasferite dentro una struttura nata per ospitare un’azienda. Eppure accade anche questo. E’ la città territorio che riprende un ruolo. Anche se nessuno sette mesi fa avrebbe immaginato nulla di simile. Oggi, alle 15,30 all’archivio di Stato nel nucleo di Bazzano, c’è un convegno sui beni archeologici. E’ il segno dei tempi.