«Dal miracolo al colabrodo»

Le case di Berlusconi nel libro di Caporale sulla ricostruzione all'Aquila
E' in libreria il nuovo volume di Giuseppe Caporale, giornalista pescarese di «Repubblica» e direttore editoriale del gruppo televisivo Rete 8 Telemare, dal titolo «Il buco nero - La lunga tragedia dell'Aquila: dalle raccomandazioni e dalle tangenti al terremoto e agli scandali della ricostruzione» (Garzanti, 200 pagine, 14,50 euro). Ne anticipiamo un brano: «Le case di Berlusconi: dal miracolo al colabrodo».
di Giuseppe Caporale
La prima crepa nel muro di parole e immagini del «miracolo aquilano» del Governo è uno sfogo al telefono di Pierpaolo Petrucci, giovane capo di gabinetto del sindaco dell'Aquila.
«Quale dossier?» rispondo sorpreso. «Senti lascia perdere. Sì, sì, c'è un dossier, un'indagine redatta dagli ingegneri del Comune su tutte le palazzine costruite dal Governo, ma non è ufficiale, non te lo posso dare». La mattina seguente sono all'Aquila, nella sede ovviamente provvisoria del municipio, in una ex scuola alle porte del centro storico abbandonato.
Piantono l'ingresso fino a quando Pierpaolo non si decide a ricevermi. Mille ostacoli, mille tentennamenti, poi per altre vie riesco a ottenere quel file, tanto pesante da rendere necessarie due pendrive. Leggendo quei documenti scopro che se il Progetto CASE doveva essere un «miracolo», è di quelli che fanno acqua (in senso simbolico e alla lettera). A documentarlo, a meno di novanta giorni dalla definitiva consegna agli sfollati dei 185 edifici antisismici che sono costati al Paese oltre un miliardo di euro, sarebbe in fondo sufficiente questo epitaffio: «Si rendono evidenti segni di deterioramento degli edifici inaccettabili». Il giudizio lo si legge in un'articolata relazione di seicento pagine, corredata da un centinaio di fotografie e redatta dall'Ufficio tecnico del Comune dell'Aquila, dopo due mesi di certosini sopralluoghi in ogni angolo di quelle costruzioni. Piastra dopo piastra, ballatoio dopo ballatoio, garage dopo garage. Ringhiera dopo ringhiera. «Questo ufficio», si legge nell'incipit del documento (la Relazione sullo stato dei fabbricati del Progetto CASE), «ha potuto riscontrare alcune criticità. E le problematiche più evidenti riguardano perdite nelle tubazioni dei garage.»
Le foto scattate dagli ingegneri sono nitide quanto e più delle parole. Dai rivestimenti in cemento e talvolta dalla base dei pilastri che sostengono le piastre antisismiche si allargano lingue d'acqua lercia in cui galleggiano rifiuti di cantiere e macchine in parcheggio. E, in qualche caso, i fiotti hanno cominciato ad allagare anche i ballatoi e i piani bassi degli edifici. «Alcune ditte», spiegano gli ingegneri, «per ovviare al problema, hanno escogitato soluzioni artigianali, costruendo contenitori in acciaio e tubazioni di scolo a vista, eludendo palesemente la riparazione della causa delle perdite». Insomma, ci si arrangia con «il secchio», comunque con pezze peggiori del buco. Anche perché l'acqua non è il solo problema. «Nei garage», proseguono i tecnici, «si evidenzia la mancanza quasi generalizzata dei corollari antifuoco nelle colonne di scarico, con grave pregiudizio per il rispetto delle norme antincendio. In aggiunta, sono stati riscontrati: a) l'assenza di rivestimento coibente delle tubazioni esterne o la sua installazione precaria; b) lavori molto approssimativi nei rivestimenti con finitura in alluminio delle tubazioni; c) collegamenti elettrici e telefonici con cavi penzolanti o addirittura appoggiati a terra senza protezione». Non va meglio, a quanto pare, neppure con gli standard di sicurezza degli edifici. In diverse palazzine sono stati installati parapetti in ferro o legno con listelli orizzontali facilmente scavalcabili dai bambini. In alcuni casi, sono stati lasciati pericolosamente dei vuoti nel giunto di separazione tra la piastra e i vani scala esterni per l'accesso ai garage. In altri fabbricati, i vani scala esterni presentano pericoli da urto, a causa dei pianerottoli costruiti con profilati in ferro a spigoli vivi. Nei percorsi pedonali tra i garage e gli appartamenti sono stati riscontrati lavori incompleti nelle pavimentazioni con rischio per le persone anziane o i non deambulanti. Fino a un paradosso, se si pensa alle polemiche sulla qualità del cemento che ha accompagnato la tragedia aquilana: «In un caso, la struttura in cemento armato del vano ascensore palesa carenze nella qualità del calcestruzzo». Non è finita. Oltre i vizi di costruzione, «a pochi mesi dalla consegna degli appartamenti agli sfollati, si rendono evidenti segni di deterioramento inaccettabili. Ad esempio: ringhiere e passamano già arrugginiti o sverniciati, macchie nelle tinteggiature esterne, mancanza di battiscopa intorno i fabbricati». Per carità, gli ingegneri del Comune convengono che «la velocità di esecuzione dei lavori può giustificare alcune disfunzioni». Tuttavia, «è altresì vero che in alcuni casi si contrappongono fabbricati completati egregiamente e altri con problematiche serie da risolvere». Domanda: da chi? E con quali soldi? La gestione dei 185 edifici è passata al Comune dell'Aquila, che adesso, per quelle case «regalate» dal Governo agli aquilani, è costretto a chiedere l'affitto.
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