l’assessore fabio pelini

«Dalla città un messaggio che parla a tutto il Paese»

L’AQUILA. Con quella delega tra le mani, è stato il primo sostenitore di un’iniziativa unica nel suo genere, ma non irripetibile. Anzi. L’assessore comunale alla Partecipazione, Fabio Pelini, pensa a...

L’AQUILA. Con quella delega tra le mani, è stato il primo sostenitore di un’iniziativa unica nel suo genere, ma non irripetibile. Anzi. L’assessore comunale alla Partecipazione, Fabio Pelini, pensa a una programmazione decennale, costruita quotidianamente con il contributo dei cittadini. Dopo quattro giorni intensi, preparati e vissuti con l’anima, si chiude il Festival della partecipazione ed è tempo di bilanci. Pelini non ha dubbi: «È stato uno straordinario laboratorio di condivisione collettiva di buone pratiche partecipative, provenienti da tutta Italia».

Straordinario anche per i numeri?

«In quattro giorni ci sono stati 90 appuntamenti, a fronte dei 50 inizialmente previsti: questo significa che è stato davvero un luogo aperto, dove i contributi dei cittadini attivi si sono aggiunti strada facendo. L’obiettivo prioritario è stato centrato: contribuire a definire correttamente cosa sia la partecipazione, e poter raccontare e diffondere esperienze, pratiche e strumenti per la partecipazione, dimostrando concretamente agli stessi protagonisti, i cittadini, che cambiare lo stato delle cose è possibile».

Un festival dunque per tutti e aperto a tutti?

«Ci sono stati eventi per tutti i gusti: dal dibattito sui migranti con Carlo Petrini e Luigi Ciotti, al vocabolario della partecipazione di Giovanni Moro, dalla lunga marcia per L’Aquila, che ha unito idealmente nella solidarietà la nostra città con San Giuliano di Puglia, al confronto tra le varie esperienze di bilancio partecipativo in Italia e all’avvio del primo tavolo tematico dell’Urban Center dell’Aquila, dal coinvolgente concerto della Med Free Orkestra allo splendido concerto partecipativo dell’Orchestra Sinfonica. Per le prossime edizioni puntiamo a richiamare anche persone finora rimaste estranee a questi temi».

Quale messaggio è partito dal capoluogo d’Abruzzo che cerca di risollevarsi?

«Dalla nostra città è partita un’intensa richiesta di cambiamento, che parla a tutto il Paese: perché la disaffezione dalla politica si contrasta condividendo con i cittadini l’amministrazione delle nostre città, secondo quei principi di sussidiarietà orizzontale previsti nell’articolo 118 della Costituzione italiana».

Un’esperienza riuscita, che può diventare un modello?

«L’obiettivo è contribuire alla costruzione di un nuovo paradigma del cambiamento, programmando il festival per un decennio, naturalmente con tutte le associazione del cartello “Italia, sveglia!” , e facendolo camminare sul protagonismo quotidiano dei cittadini».

Romana Scopano

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