Del Corvo dopo le dimissioni: "Chiodi rema contro L’Aquila"

Parla il presidente della Provincia: non faccio campagna elettorale per chi non difende il territorio

L’AQUILA. Dimenticate l’Antonio Del Corvo flemmatico, compassato e prudente che conoscete. Stavolta il presidente dimissionario della Provincia il sasso nello stagno lo lancia due volte. La prima con le sue dimissioni, la seconda con un attacco frontale – visto dal suo punto di vista in realtà è una forma di difesa – al presidente della Regione, Gianni Chiodi e al senatore Paolo Tancredi.

Infine, un appello al coordinatore regionale del Pdl, senatore Filippo Piccone, a staccarsi dal governatore.

Presidente Del Corvo, le sue dimissioni sono state sorprendenti. Come le motiva?

«Io avevo già ricevuto, da un po’ di tempo, richieste di candidature, ma ho atteso la data ultima consentita dalla legge. L'ultima legge di stabilità è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il comma 417 sui precari è un colpo al territorio. L'iniziativa di prorogare solo i precari del Comune dell'Aquila e non quelli della Provincia, in particolare del Genio Civile che abbiamo in carico su delega della Regione, e degli altri Comuni del cratere è frutto di una duplice coincidenza: da una parte c'è una strumentalizzazione della sinistra, dall'altra un disinteresse della destra a partire dal presidente Chiodi e dal senatore relatore che è Paolo Tancredi».

Nella sua lettera parla di inadeguata rappresentanza parlamentare. Si riferisce a qualcuno in particolare?

«Delle due l'una: o il senatore Tancredi ha letto il comma 417 e non si è interessato del problema o non l'ha letto e sarebbe altrettanto grave. Non può rappresentare il territorio».

Quella della sua candidatura è una situazione reale? Per quale partito è pronto a mettersi in lista?

«La richiesta mi è giunta da più partiti ma prenderò in considerazione solo quelle del Pdl e della Destra. A chi parla di caccia alle poltrone ricordo che ero consigliere regionale e la poltrona ce l'avevo già. Per candidarmi alla Provincia ho rinunciato al vitalizio e all'indennità di consigliere regionale che è il triplo di quello di presidente della Provincia. Se facessi politica solo per la poltrona o anche per la poltrona sarei ancora all'Emiciclo».

C'è chi ipotizza una sua vicinanza al gruppo Meloni-La Russa, chi alla Destra di Storace, qualcuno addirittura a Monti. Qual è la verità?

«A Monti non credo e il caos normativo che ha creato a livello di province è inaccettabile. Le richieste vengono da Pdl e Destra e riguardano la Camera dei deputati».

Molti collegano la sua decisione all'inchiesta che ha portato all'arresto di Specchio. Lo ha considerato?

«Non c'entra niente, l'ho considerato, ma non c'è nessun motivo per collegarlo e quindi non vedo quale sia il problema. Tant'è che se non si concretizzerà la mia candidatura tornerò a fare il presidente. Prima delle dimissioni la mia giunta ha riconferito gli incarichi ai dirigenti con la macrostruttura e quindi anche all’ingegner Domenico Palumbo. Quattro dipartimenti con il taglio di due settori, da 12 a 10, e un consistente risparmio economico per l’ente».

Le scuole da completare, in particolare il Liceo Scientifico, non rischierebbero uno stop con una crisi e il commissariamento?

«Assolutamente no, perché con l’incarico a Palumbo lui ha pieni poteri per portare avanti i cantieri, cosa che sta facendo egregiamente. Contiamo di chiudere i lavori entro l'estate e Palumbo ha un incarico che scade il 31 dicembre 2013».

I vertici del Pdl sono apparsi spiazzati dalla sua decisione. Lo stesso Piccone assicura di averlo saputo a cose fatte. Come mai questa scelta un po' da battitore libero?

«Non l'ho concertato con nessuno, ma dopo un anno che cerco di avere chiarimenti che non ci sono stati, cosa ci si aspettava?».

Quale chiarimento?

«In un anno mi sono dovuto difendere non solo dalla sinistra ma anche dai nostri, Chiodi in primis. Volete sapere l'ultima? Abbiamo aperto un centro per l'impiego all'Aquila: Cialente non l'ha voluto pagare, la Regione con Chiodi e Gatti se n'è fregata e quindi abbiamo dovuto pensarci noi. Sul Fondo sociale europeo 2007-2013, con l'accordo dei sindacati nazionali Cgil-Cisl-Uil la Regione ha deciso di non dare più le quote di rappresentanza alle Province ignorando che l'accordo di Bruxelles prevedeva un ruolo di intermediario. Quindi niente fondi e la Commissione europea ha dovuto richiamare Chiodi. Si pensi che laRegione Abruzzo ha speso solo il 20% del Fondo, è al penultimo anno e, nonostante i ritardi con la spesa, non dà i fondi alle Province. La Provincia dell'Aquila, per le annualità assegnate 2007/2011, ha speso il 98%. Allora, con tutto il rispetto, non me la sento di fare una campagna elettorale per questi qua».

Non pensa di aver messo in difficoltà il suo partito?

«Sono stato contattato direttamente dall'entourage di Berlusconi. A Filippo (Piccone ndr) chiedo di dissociarsi da Chiodi per tornare a fare politica per il territorio. Diventa difficile per me il 31 gennaio iniziare una campagna elettorale per far rieleggere gente come Tancredi».

Ma perché ce l’avrebbero tanto con lei?

«Incompetenza e gelosia politica».

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