Di Orio a Napolitano: «Me ne vado»

Il rettore: pronte le dimissioni se le attese degli studenti restano inevase.

L’AQUILA. «Mi dimetto. Se le giuste attese degli studenti resteranno ancora inevase». Lo scrive il rettore dell’ateneo aquilano Ferdinando Di Orio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Perpetuando l’equivoco che è l’Università la causa di tale situazione e che ad essa ne va attribuita la responsabilità, sarei costretto a rassegnare le dimissioni da rettore dell’Università dell’Aquila, al fine di fare almeno chiarezza su una situazione che è ormai insostenibile». L’allarme arriva dopo i grandi sforzi che l’ateneo ha profuso per riavviare l’attività. «Il futuro della città», scrive il rettore, «è inscindibile da quello della sua Università. Ciò che trovo particolarmente intollerabile è il fatto che le giuste esigenze degli studenti finiscano per essere contrapposte con le altrettanto giuste esigenze dei cittadini aquilani, quasi che il bene degli uni rappresentasse il male per gli altri. Così non è, anche in considerazione della vocazione universitaria della città dell’Aquila da sempre riconosciuta e, paradossalmente, a più riprese ribadita, anche dopo il sisma, proprio da quelle istituzioni che nulla stanno facendo in tal senso».

Di Orio annuncia di aver preso pure in considerazione l’ipotesi di sospendere le iscrizioni all’ateneo «pur di non assistere a una situazione discriminante degli studenti universitari aquilani, soprattutto se confrontata a quella dei loro colleghi di altri atenei, anche regionali. Ma questa mia decisione avrebbe significato, di fatto, la morte dell’Università dell’Aquila, vanificando tutti gli sforzi sin qui compiuti, anche da parte del governo nazionale, mettendo in pericolo il posto di lavoro di più di mille persone che oggi lavorano nel nostro ateneo e compromettendo ulteriormente la ripresa dell’attività economica di tutto il comprensorio aquilano. Occorrono, per il rettore, soluzioni rapide e concrete per la permanenza degli studenti universitari in città. «Nella lettera ho manifestato al presidente della Repubblica tutte le mie preoccupazioni per gli studenti universitari aquilani, le cui attese in merito al problema degli alloggi e dei servizi sono rimaste ancora inascoltate. La mia iniziativa», continua il rettore, «rappresenta l’estremo tentativo per salvaguardare gli interessi dell’Università dell’Aquila e della sua città».

Nella missiva a Napolitano, Di Orio ripercorre le vicende dell’ateneo aquilano dal terremoto in poi. «È doveroso da parte mia ricordare», si legge nella lettera, «gli sforzi compiuti da tutte le componenti accademiche, dal personale docente e tecnico-amministrativo agli studenti, per portare a conclusione l’anno accademico con lo svolgimento delle prefissate sessioni di laurea e di esame per il completamento di tutte le attività didattiche. Parallelamente è stato avviato un importante dialogo con il governo che ha recepito le nostre esigenze e accolto le nostre proposte». Il rettore ricorda il contributo di 70 milioni «per i prossimi tre anni» per la ricostruzione e il ripristino delle strutture. Ma sottolinea anche che «nulla è stato fatto per la residenzialità studentesca e per i servizi per il diritto agli studi. Gli studenti sono costretti a stare ancora in tenda o a viaggiare, con enormi disagi. La Protezione civile non ha previsto alcuna struttura residenziale per i fuori sede, anche se provvisoria».