Docenti e studenti dell’Ipsiasar: demolire la vecchia sede

Lettera al Comune e alle altre istituzioni: «Rischio crollo» Sit-in per denunciare il pericolo e nuove proteste in vista

L’AQUILA. Preside, docenti e studenti dell’istituto d’istruzione superiore da Vinci-Colecchi (tecnico dei servizi ristorativi, odontotecnico, tecnico per la manutenzione e l’assistenza tecnica, servizi socio-sanitari) sono scesi in piazza uniti per chiedere l’abbattimento dell’edificio in muratura a Pineta Signorini che fino al 2009 ospitava la scuola. La stabilità dell’edificio, gravemente danneggiato dal terremoto di sette anni fa, è stata messa in pericolo dalle scosse del 24 agosto e del 30 ottobre, come dichiarato dai tecnici della Protezione civile regionale. Per denunciare la situazione ieri mattina il personale della scuola e gli alunni si sono riuniti in sit-in davanti alla scuola e nel pomeriggio una delegazione, insieme alla dirigente, Serenella Ottaviano, ha raggiunto il ministro ai Trasporti e alle infrastrutture Graziano Delrio, all’Aquila per un incontro sulla ricostruzione e la prevenzione sismica, e gli ha consegnato una lettera per spiegare la situazione. La stessa lettera è stata inviata anche al sindaco, ai presidenti di Regione e Provincia, al prefetto e al direttore dell’ufficio scolastico regionale . Intanto i candidati rappresentanti d’istituto, Stefano Fattapposta, Leonardo Lattanzi, Nicola Pace, Loris Bardati, Riccardo Centi, Andrea Crisi, Edoardo Spaziani hanno annunciato un nuovo sit-in davanti all’istituto per questa mattina.

MOTIVI DELLA PROTESTA. Il vecchio edificio aspetta da 7 anni e mezzo di essere abbattuto e incombe sulla parte bassa della scuola, che ospita i laboratori degli indirizzi alberghiero, manutenzione e odontotecnico e «sulle aule, sulle segreterie, sull’aula magna, e sulle aree di transito del personale Ata e degli studenti», come spiegano i docenti nella lettera. «A seguito delle richieste di verifica della dirigente scolastica sullo stato di sicurezza dell’edificio, il sindaco Massimo Cialente ha emanato il 10 novembre un’ordinanza di interdizione dei locali suddetti ravvisando una situazione di effettivo pericolo per le persone. Tali limitazioni coinvolgono una popolazione di utenti di circa 950 unità tra docenti, personale Ata e studenti. In applicazione di tale ordinanza gli studenti sono stati di fatto privati del loro diritto allo studio, costituzionalmente garantito, non potendo utilizzare i laboratori, cuore della formazione scolastica e professionale mentre i docenti si trovano nella impossibilità di svolgere le normali attività didattiche. Il mancato utilizzo dell’aula magna, inoltre, si riflette pesantemente sullo svolgimento delle attività progettuali, sugli incontri con esperti e sul funzionamento delle attività collegiali paralizzandole di fatto il normale andamento dell’intera comunità scolastica».

L’ABBATTIMENTO. Queste le motivazioni con cui gli insegnanti chiedono l’abbattimento della vecchia struttura. «L’istituto ha visto un incremento delle iscrizioni e un potenziamento dei laboratori didattici, realizzati con cospicui investimenti, che hanno permesso di offrire al territorio servizi altamente qualificati in occasione di eventi locali, nazionali e internazionali», continua la lettera. «Sulla base di quanto esposto i docenti chiedono alla Provincia l’immediato abbattimento del corpo 3 (edificio originario) come soluzione più rapida per garantire l’incolumità pubblica, un risparmio di spesa e una ripresa immediata delle regolari attività didattiche e professionali nei locali interdetti per pericolo esterno. Qualora si dovesse rendere necessario, si auspica l’intervento sostitutivo del sindaco».

LA RICOSTRUZIONE. Il personale e gli studenti, a seguito dell’abbattimento, auspicano anche una veloce ricostruzione. La scuola, infatti, è attualmente ospitata in un Musp (modulo a uso scolastico provvisorio) con spazi non adatti alle esigenze dell’istituto. «La ricostruzione deve tenere conto delle nuove esigenze in ordine al crescente numero di iscritti e alle istanze didattiche di un indirizzo di studio che risponde alla domanda occupazionale del territorio», conclude la lettera.

PROVINCIA. Sempre ieri il presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis ha esposto il problema a Delrio. «Ci sono scuole ancora nei moduli provvisori e questo è inaccettabile. Il caso limite», ha detto il presidente, «è l’Alberghiero: c’è un edificio inagibile che pende sopra ai laboratori che da giovedì non sono utilizzabili».

©RIPRODUZIONE RISERVATA