E il patto Di Pangrazio vieta le “stampelle” 

Aderisce anche l’Udc che prepara la corsa a Camera e Regione. Il Pd contesta le spese legali

AVEZZANO. L’altra sera la coalizione guidata da Gianni Di Pangrazio si è riunita a cena per stringere una sorta di patto di ferro: nessun cambio di casacca in caso di sentenza favorevole, nessuna “stampella” all’anatra zoppa. Neanche da parte dell’Udc. Partito quest’ultimo che alle Comunali ha fatto incetta di voti e che, sicuro della vittoria al Consiglio di Stato, spingerà per un ritorno alle urne, anche in vista di future alleanze per Camera e Regione, in un centrodestra riunito.
«Non ci vuole un esperto di matematica o di sistemi elettorali per capire che un partito con il 10%, essendo la prima forza politica della città, non può essere rappresentato in consiglio comunale da un solo seggio», evidenzia Lino Cipolloni, segretario provinciale Udc, «nel nostro sistema elettorale coesistono, senza prevalere l’uno sull’altro, due principi, quello della rappresentatività e quello della governabilità. Non c’è dubbio che Gabriele De Angelis abbia vinto le elezioni come non c’è dubbio che i suo candidati non hanno raccolto sufficienti consensi per consentirgli di avere una propria maggioranza e questo accade in virtù dell’esistenza del voto disgiunto. Governare una città vuol dire mostrare buon senso e condivisione, cosa che un sindaco ha il dovere di fare sempre, ancor più quando la sua maggioranza non è quella votata dai cittadini, avendo il dovere, in rispetto delle indicazioni dei medesimi, di convivere con una maggioranza a se contrapposta e premiata dalla città. Attendiamo la decisione del Consiglio di Stato fiduciosi che anch’essa sia conforme a quella del Tar».
Il segretario del Pd, Giovanni Ceglie, torna invece a contestare le spese legali sostenute dal Comune davanti a Tar e Consiglio di Stato (40mila euro). «Il sindaco De Angelis», afferma Ceglie, «pur avendo dichiarato che si sarebbe dimesso dopo l’esito del ricorso, se non avesse visto confermata la sua maggioranza, il giorno dopo ha puntualizzato che si riferiva al ricorso del Consiglio di Stato e non del Tar. Se anche in quella sede dovesse perdere, come prevediamo, noi del Pd consigliamo di aspettare ancora a dimettersi, perché potrebbe appellarsi alla Corte Europea», ironizza Ceglie, «pagano sempre e soltanto i cittadini di Avezzano. Sì, perché le spese del ricorso sono a carico del Comune. Non come hanno fatto quegli sprovveduti dei consiglieri di centrosinistra che si sono accollate a proprie spese le pratiche del ricorso. Ma il Partito democratico è garante della giustizia e sa aspettare, sperando che la poltrona si scolli finalmente in quell’occasione». (r.rs.)
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