«Entro il 6 aprile tutti saranno sistemati»

Bertolaso elogia il lavoro compiuto per fronteggiare l’emergenza.

L’AQUILA. Bertolaso scandisce i tempi della corsa alla normalità, auspicando che entro il 6 aprile 2010, a un anno dal terremoto, tutti sappiano «cosa fare per il futuro, potendo anche contare su una sistemazione migliore rispetto a quanto è accaduto precedentemente». La promessa è che entro i primi mesi dell’anno tutti quelli che hanno avuto la casa completamente demolita avranno un’abitazione alternativa in attesa di ricostruire la loro vera abitazione. Ma le critiche sulle strategie non mancano. Una partita che si gioca su tempi lunghi. Per rendere di nuovo agibili le abitazioni E, servono anni, secondo il capo della Protezione civile anni, almeno 3 in media, ma anche 4, 5 o 10. «Vi sono ancora 7.000 persone negli alberghi della costa», ha detto Guido Bertolaso, «che stanno, però, entrando nelle case che stiamo consegnando giorno per giorno.

Molte altre persone hanno le case poco danneggiate e hanno già i soldi per rimetterle a posto: alcuni lo stanno già facendo, altri lo faranno nelle prossime settimane». Tuttavia, come segnalato molte volte dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, la situazione degli interventi sulle B e sulle C, è ancora ferma. La maggior parte dei condomini ha scelto di aspettare i mesi primaverili per intervenire, visti i rallentamenti burocratici e le difficoltà a lavorare nella brutta stagione. «Dalla fine di novembre non c’è più nessuno in tenda», ha ricordato Bertolaso, sottolineando lo sforzo compiuto dalla macchina della Protezione civile. «Ad oggi siamo riusciti a sistemare più di 12 mila persone in case antisismiche che tutto il mondo ci invidia; abbiamo creato 160 tendopoli; dato da mangiare ad oltre 40mila persone e fatto quello che mai era stato fatto in passato.

In tutto abbiamo gestito 70 mila persone che non sapevano più che cosa sarebbe stato della loro vita. È stato un terremoto tremendo», ha detto ancora Bertolaso, «che con la memoria ci ha riportato indietro di 30 anni, a quello dell’Irpinia: è sicuramente paragonabile a quello, per dimensione dei danni, numero delle vittime, degli sfollati. Ma questo è stato un terremoto molto particolare, perché ha colpito in modo chirurgico una sola città, un capoluogo di regione, una delle 20 città d’arte del nostro Paese, e quindi, pur se limitato da un punto di vista geografico, ha interessato oltre 100 mila persone». Per l’Italia è stata la grande tragedia di questo millennio».

COLLEMAGGIO. Dalla Toscana, per un nuovo sopralluogo alle zone alluvionate, Bertolaso ha ieri rivolto un pensiero alla situazione dell’Aquila, rammaricandosi di non aver partecipato alla messa di Capodanno nella basilica di Collemaggio. La chiesa rappresenta «un’altra scommessa vinta e un altro grande motivo di orgoglio per i nostri vigili del fuoco».

NENCINI. Ma proprio dalla Toscana, è arrivata un’osservazione critica in merito ai ritardi sulla ricostruzione. «Chapeau al Governo e alla Protezione civile per il modo in cui è stata affrontata l’emergenza sisma. E’ stato fatto un ottimo lavoro. Ma ora si registra un ritardo negli interventi strutturali, nella ricostruzione del centro storico dell’Aquila». Il presidente del consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, ha tracciato un bilancio di quanto appreso nella sua visita di giovedì all’Aquila. Nencini, che ha trascorso la serata di fine anno nel capoluogo, ha portato la solidarietà e la vicinanza della Toscana alle popolazioni terremotate.

«E’ stato fatto un buon lavoro sull’emergenza abitativa», ha raccontato Nencini, «bene la questione scolastica con gli istituti che hanno riaperto, bene l’università con 18 mila iscritti e i corsi già avviati. Ma per l’occupazione, gli investimenti sono pochi e non c’è un piano. L’Aquila» ha concluso Nencini «rischia di non ricostruire il suo tessuto produttivo perché non ci sono finanziamenti da parte del Governo».