Avezzano

Esame da rifare, bullizzata l’alunna che ha rivelato di aver già svolto una delle tracce

19 Giugno 2025

La ragazzina, che si era cimentata con il tema durante una simulazione, ha ricevuto minacce in chat e sui social. Indagine interna per chiarire le modalità con cui è stata presentata la prova agli studenti e verificare eventuali irregolarità

AVEZZANO. Ha risposto sinceramente a una domanda durante l’esame di terza media ed è finita al centro di un’ondata di odio, insulti e minacce tanto da spingere la famiglia a prendere provvedimenti. La studentessa dell’Istituto comprensivo 2 “Corradini-Pomilio” di Avezzano, che durante la prima prova degli esami ha spiegato alla sua professoressa di aver trovato tra le tracce una di quelle già svolte durante le simulazioni, ha visto la propria vita scolastica trasformarsi in un incubo. Solo per aver detto la verità. La sua segnalazione ha portato alla decisione di annullare l’intero compito per circa 120 studenti, con la conseguente riprogrammazione della prova dopo tre giorni.

Ma se per tutti si è trattato di un disagio logistico, per lei è cominciata una vicenda ben più complessa e dolorosa. Dalle chat scolastiche ai social, il suo nome ha cominciato a circolare come quello della “responsabile” dell’accaduto. Messaggi e insulti senza freni, è bastato poco perché si scatenasse un meccanismo spietato di esclusione e aggressività: commenti pesanti, prese in giro, messaggi offensivi e minacce di ritorsione. La chat Whatsapp di classe si è trasformata in una gogna mediatica dove i suoi compagni si sono lasciati andare ad affermazioni e minacce che hanno tolto il sonno alla giovane. Non sono mancati poi i video su TikTok e i commenti su Facebook dove la studentessa è stata pubblicamente derisa per aver “rovinato tutto”.

Di fronte a un crescendo di violenze verbali e a continui messaggi sui gruppi dei compagni di classe, la famiglia ha deciso di rivolgersi a un legale per tutelare la figlia. La giovane, impaurita, ha cominciato a vivere la scuola con ansia, chiedendo persino in un’occasione a un compagno di accompagnarla in classe per sentirsi più sicura, tanta era la preoccupazione per quello che era accaduto. L’avvocato Silvia Tiburzi, contattata dalla famiglia, ha raccolto immediatamente tutti i documenti e ha presentato una querela per l’accaduto. «La famiglia si è rivolta a me perché è giustamente preoccupata per la figlia», ha spiegato il legale del Foro di Avezzano.

«Avendo il nome della ragazza fatto il giro della scuola si sono allarmati per i possibili risvolti della vicenda». L’avvocato ha voluto evidenziare che l’episodio avvenuto nella scuola avezzanese ha fatto emergere un malessere profondo, che riguarda non soltanto i comportamenti dei singoli, ma un clima culturale in cui chi agisce con correttezza rischia di essere considerato un problema. A far riflettere è l’idea, ormai diffusa tra molti adolescenti, che il silenzio o la furbizia valgano più della trasparenza. «I genitori della studentessa hanno avuto paura per lei», ha continuato l’avvocato Tiburzi.

«Purtroppo da questa vicenda stava uscendo come la persona che aveva fatto la cosa sbagliata. Ma in realtà non è affatto così. Abbiamo raccolto tutti i documenti legati a questo episodio e abbiamo presentato una querela. L’intento dei genitori della ragazza è solo quello di poter educare i giovani». Nel frattempo Irene Bracone, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo 2 “Corradini-Pomilio” di Avezzano, ha avviato un’indagine interna per chiarire le modalità con cui è stata presentata la prova e per verificare eventuali irregolarità. Proprio la preside aveva riferito, il giorno successivo all’accaduto, che era stata rispettata la normativa e che le famiglie avevano capito cosa fosse successo.

@RIPRODUZIONE RISERVATA