Ex Technolabs, in arrivo altri licenziamenti
L’AQUILA. Appuntamento alle 10, nella sala Europa del laboratorio di ricerca, all’interno del polo elettronico. Quella di stamani si preannuncia un’assemblea dai toni roventi, per i lavoratori della...
L’AQUILA. Appuntamento alle 10, nella sala Europa del laboratorio di ricerca, all’interno del polo elettronico. Quella di stamani si preannuncia un’assemblea dai toni roventi, per i lavoratori della ex Technolabs, ora Intecs. Alle 27 lettere di licenziamento, consegnate venerdì dall’azienda, se ne stanno aggiungendo altre in queste ore. Un atto unilaterale, secondo Rsu e sindacati, visto che per la prima volta nella storia dell’industria aquilana si mandano a casa i dipendenti senza la firma di un accordo sindacale e senza neanche valutare la possibilità di un ricorso agli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa. Messi di fronte a una situazione che viene definita drammatica, i ricercatori hanno convocato un’assemblea aperta, invitando tutti i massimi rappresentanti istituzionali e i politici locali. L’invito è stato rivolto al presidente della Regione Gianni Chio di, al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano e ai capigruppo regionali, al presidente della Provincia Antonio Del Corvo, all’assessore provinciale al Lavoro Claudio To nelli, al presidente del consiglio provinciale Filippo Santilli e ai capigruppo, al sindaco Massimo Cialente, al presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti e ai capigruppo. Invitati anche il rettore Ferdinando di Orio e i parlamentari Giovanni Lolli e Paola Pelino. Quest’ultima ieri ha manifestato la sua solidarietà ai ricercatori e ha anticipato che oggi sarà presente all’assemblea. La speranza è che si riesca a intavolare un dialogo con la Intecs Spa, per ottenere il ritiro dei licenziamenti. Dagli iniziali 45 esuberi strutturali annunciati prima di Natale, e solo nel sito aquilano del gruppo, si è arrivati per ora all’apertura di circa 30 procedure di mobilità. Ma i lavoratori non ci stanno e stanno facendo quadrato attorno ai colleghi licenziati. La mobilitazione è andata avanti a suon di scioperi e manifestazioni, compresa una trasferta a Roma, sotto la sede Intecs. Eclatante la scelta di appendere all’esterno del laboratorio uno striscione con la scritta: «Intecs, un anno fa tante feste e ora 45 teste». L’ultima lettera della parola Intecs è stata trasformata in una svastica, per sottolineare «l’atteggiamento di totale chiusura e prevaricazione assunto dall’azienda». I tagli sono piovuti sulla testa dei 140 ricercatori senza alcuna concertazione sindacale: il timore è che siano solo il primo passo per un futuro smantellamento del sito aquilano, finora considerato il più grande laboratorio di ricerca del Centro-Sud nel campo delle telecomunicazioni e dell’elettronica. Intecs ha rilevato lo stabilimento poco più di un anno fa da Compel. Ma subito è iniziata la parabola discendente, con 20 mobilità volontarie, 50 addetti in cassa integrazione, la fusione societaria e ora i licenziamenti. (r.s.)
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