Ex Technolabs oggi «Intecs» i lavoratori sono esasperati

Provocatorio striscione con la svastica esposto sulla statale 17, appena fuori dallo stabilimento I sindacati accusano l’azienda: la proprietà sta snobbando persino i tavoli istituzionali

L’AQUILA. «Intecs, l’anno scorso tante feste, quest'anno 45 teste». Non è il solito striscione, quello che campeggia all'esterno del laboratorio di ricerca Technolabs, che dal primo gennaio si chiama Intecs, come la nuova proprietà. I 140 ricercatori, mobilitati contro i 45 licenziamenti annunciati dall'azienda, hanno scelto di lanciare un messaggio forte, che non passa inosservato, sulla statale 17: l’ultima lettera della parola Intecs, infatti, è stata modificata e ha preso la forma dell’inequivocabile simbolo dell’ideologia nazista, la croce con i bracci ad angolo retto. Lo striscione, appeso alla recinzione del polo elettronico, sulla strada statale, finora non è stato rimosso. Dietro, il moderno edificio che ospita il laboratorio aquilano, e sul tetto ancora la scritta con il vecchio nome, quello storico, del centro di ricerca rilevato poco più di un anno fa dalla Intecs Spa. Un passaggio di consegne, dal gruppo Compel, che lavoratori e sindacati avevavo salutato con soddisfazione. L’intera operazione era stata presentata come un progetto di rilancio e sviluppo del sito, specializzato nel settore delle telecomunicazioni e dell’elettronica e con numeri e professionalità tali da essere considerato il più grande laboratorio di ricerca del Centro-Sud. «Solo un anno fa abbiamo festeggiato l'ingresso della nuova proprietà», spiega Raoul Giorgi, Rsu della Fiom, «e ora ci ritroviamo con 45 licenziamenti, decisi unilateralmente e senza alcuna concertazione con le organizzazioni sindacali. Un atteggiamento autoritario, di assoluta chiusura, che nello striscione abbiamo voluto sottolineare trasformando la lettera finale di Intecs in una svastica. Un gesto forte, lo sappiamo, ma che sintetizza la situazione reale che stiamo vivendo all’interno dello stabilimento. Nessun confronto, nessun dialogo, solo il diktat dei 45 licenziamenti annunciati nelle scorse settimane e che stanno per concretizzarsi, a fine mese». I ricercatori da lunedì sono in assemblea permanente, dopo aver manifestato, prima di Natale, davanti alla sede della Intecs a Roma. Martedì si è svolto un tavolo in Provincia, ma senza alcun esito: «La dirigenza snobba anche i tavoli istituzionali», continua Giorgi, «e manda avanti il capo del personale, che non ha nessun potere decisionale. Abbiamo chiesto, appoggiati dall’assessore provinciale al lavoro Claudio Tonelli, almeno la sospensione per una decina di giorni delle procedure di mobilità che dovrebbero scattare il 29 gennaio. Questo perché il giorno prima ci è stato concesso un incontro informale al ministero del Lavoro, per valutare la possibilità di un ricorso agli ammortizzatori sociali. Richiesta rispedita al mittente. L’azienda evidentemente non ha nessuna intenzione di trattare sui licenziamenti».

Romana Scopano

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