L’Aquila

Farmaco scaduto trovato nella Rsa: annullata la condanna a medico e infermieri

22 Giugno 2025

La data era stata superata da pochi giorni. In Appello furono sanzionati un medico e alcuni infermieri in servizio nella residenza di Villa Dorotea di Scoppito. I giudici: «Non era necessariamente guasto. Serve verificare se il principio attivo fosse ancora efficace»

L’AQUILA. È stata annullata, con rinvio alla Corte di appello di Perugia per un nuovo processo, la sentenza della Corte di Appello dell’Aquila che nel 2024, confermando una precedente sentenza del tribunale, aveva condannato (a pene dai 4 agli 8 mesi) un medico e alcuni infermieri - in servizio nel 2018 nella residenza sanitaria “Villa Dorotea” di Scoppito - con l’accusa di aver somministrato a una paziente un farmaco scaduto, se pur da pochi giorni. Per la Cassazione bisogna svolgere un «accertamento sul venir meno dell’efficacia terapeutica del farmaco scaduto, eventualmente anche fondato su indagini di tipo statistico». In particolare, secondo la sentenza di primo grado, il medico «quale responsabile delle attività sanitarie presso la Rsa Villa Dorotea di Scoppito per colpa consistita in negligenza (omesso controllo) deteneva per la somministrazione a una paziente, sia presso l'armadio dei farmaci della medicheria della Rsa che all’interno del carrello terapie, due confezioni di un farmaco in capsule, con scadenza al 31 gennaio 2018. Fatto avvenuto in Scoppito nel mese di febbraio 2018».

Agli altri imputati, invece, era contestato il fatto che «quali infermieri presso la Rsa Villa Dorotea di Scoppito avevano somministrato alla medesima paziente, un farmaco in capsule, scaduto nel gennaio 2018. Fatti avvenuti dal primo al 21 febbraio 2018».

Tutto era nato da una ispezione effettuata il 22 febbraio 2018 dai nas dei Carabinieri di Pescara. Per la Cassazione «il semplice sopraggiungere della data di scadenza non appare necessariamente sussumibile nella nozione di farmaco guasto o imperfetto potendo il principio attivo dello stesso non essere stato reso ancora inefficace, in specie a breve distanza dalla scadenza (come verificatosi nel caso in esame nel quale il farmaco era scaduto il 31 gennaio 2018), rispondendo a una massima di comune esperienza che un medicinale conserva la propria efficacia terapeutica anche dopo qualche tempo dalla data di scadenza indicata sulla confezione. Ciò che, conseguentemente, renderà necessario verificare in concreto, attraverso un accertamento tecnico, se il farmaco scaduto sia effettivamente andato incontro a un processo di alterazione, divenendo pericoloso per la salute. In questa prospettiva si rende quindi necessario l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata al fine di svolgere il citato accertamento sul venir meno dell’efficacia terapeutica del farmaco scaduto, eventualmente anche fondato su indagini di tipo statistico; naturalmente, qualora ciò risultasse impossibile, il giudice del rinvio ne dovrà trarre le ordinarie conseguenze in caso di incertezza della prova. In conclusione, la sentenza impugnata deve essere annullata con rinvio alla Corte di appello di Perugia per un nuovo esame».

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